Una donna vive da oltre tre mesi su una panchina dei Giardini, forse l’avanguardia di tanti che presto si ritroveranno senza lavoro e nell’impossibilità di reperire un abitazione. Decine di immigrati richiedenti asilo girano per le strade delle nostre città, sono senza dimora e il loro particolare status non consente loro neppure di cercare un lavoro: la Caritas si fa in quattro per rispondere all’emergenza, la mensa dei Cappuccini sembra far fatica a reggere l’incremento esponenziale del numero dei commensali… e il fenomeno sembra destinato ad assumere proporzioni ben più vaste. L’assessore al welfare – stando a quello che si legge sui quotidiani – dichiara che “ci si è già attivati” e che si cercherà di fare qualcosa per rispondere all’invocazione di aiuto elevato dal’Arcivescovo nel sermone di Natale e da don Paolo Zuttion.
Il problema è che non si tratta di venire incontro alle richieste della Chiesa o dell’istituzione caritativa che maggiormente la rappresenta ma di individuare e attuare un progetto politico strutturato in grado di corrispondere alle emergenze attraverso la sussidiarietà tra l’intervento pubblico e quello del “privato sociale”, soprattutto di attrezzarsi per rispondere con politiche (locali e nazionali) adeguate alle prevedibilmente crescenti nuove necessità.
Ha ragione e non si può che concordare pienamente con don Paolo quando propone la costruzione di un tavolo dove dividersi e coordinare le responsabilità: ma che una proposta così immediata ed efficace debba essere sostenuta dal rappresentante di un ente religioso e non da un’amministrazione comunale è l’ennesima dimostrazione dell’incapacità strutturale nell’affrontare la questione sociale così come oggi si presenta. Mentre la Caritas accoglie e i frati rasentano l’esaurimento delle risorse nell’offrire i pasti caldi sembra indispensabile mettere al centro del dibattito politico comunale una semplice e molto impegnativa domanda: che fare?
Più che interrogarsi su “che fare”?”, credo sia utile fare. Nel caso della signora dei giardini pubblici offrendo una soluzione, anche temporanea, foss’anche di qualche solo giorno viste le attuali temperature, e poi cercare nuovamente e insistentemente di convincerla ad accettare l’ospitalità del Polivalente o della Comunità Arcobaleno che non la priverebbero della sua autonomia, pur nelle regole di una comunità.
Per l’emergenza più generale occorre ripensare l’intero modello di società, ma intanto si potrebbe iniziare da una azione incisiva a tutela del lavoro, riducendo le precarietà, attivando ammortizzatori sociali, recuperando il fiscal-drag, operando sulla fiscalità generale.
Ma ciò risulta impossibile con questa destra al Governo, votata da amplissimi strati operai. Una evidente “contraddizione in seno al popolo”!