C’è un filo che, a mio avviso, lega Auschwitz, Hiroshima e Falluja, a Gaza, ovvero che nulla insegna agli uomini la storia già vissuta.
Gaza è la più grande prigione a cielo aperto creata dagli uomini, in questo caso da uno stato democratico come Israele. Ma che senso ha questa democrazia se poi agisce come una dittatura dove terroristi o presunti tali, civili, donne, vecchi e bambini sono considerati tutti uguali, ovvero carne da macello. Che colpe hanno, ammesso che ne abbiano, i padri con i figli? I colpevoli con gli innocenti? Che differenza fa essere innocentemente massacrati nel campo di concentramento di Auschwitz o in quello della striscia di Gaza?
E’ in atto l’ennesima “pulizia etnica” questa volta a danno degli arabi per impossessarsi delle loro terre come è avvenuto nel 1967? E’ questo il progetto di Israele? Riunire tutto il popolo ebraico necessità altre terre e dove prenderle se non cacciando l’unico popolo che non può difendersi ovvero i palestinesi? A meno che non pensiamo che i razzi palestinesi possono difendere la Palestina. Davide e Golia ancora una volta?
I bombardamenti israeliani, «illegali» e «crimini contro l’umanità» anche per l’ONU (27 dicembre e 9 gennaio), stanno causando una carneficina di donne, vecchi e bambini, oltre alla distruzione di campi profughi, infrastrutture sanitarie, scuole, moschee, palazzi interi sotto gli occhi della comunità internazionale e la complicità degli USA.
Le autorità israeliane pensavano che, massacrando con i bombardamenti, sarebbero riusciti a vincere nel più breve tempo possibile. La loro azione aggressiva sta producendo invece un rafforzamento della resistenza palestinese oggi incarnata dal movimento «apparentemente religioso» di Hamas, che proprio grazie ai bombardamenti sta incrementando la propria popolarità a Gaza ed in Cisgiordania oltre che nel mondo arabo. E’ questo l’obbiettivo di Israele? Direi di si. E’ con queste azioni che intende portare la pace?
Credo che il vero obbiettivo di Israele è evitare che si possano giungere alla pace, creando ulteriore odio etnico e rafforzando Hamas. Forse si arriverà ad oltre 1000 morti palestinesi e questo non è un risultato nè militare nè politico bensì una sconfitta per Israele e per l’intera umanità, con il risultato di rafforzare coloro che dicono di voler combattere.
Dalò Vito
Ha ragione vito d’alò. Questa mattanza è uguale a quanto è avvenuto nei lager, ma chissà se qualcuno penserà che siamo antisemiti per questo. Come afferma il grande filosofo contemporaneo Domenico Losurdo bisognerebbe, quando si parla di qualcosa, confrontare,, paragonare, contestualizzare. Vedremo così che i crimini della democrazia non sono minori di quelli di altri sistemi politici.
A mio avviso sostenere che non c’è differenza tra Auscwhitz e Gaza è inaccettabile. Anzitutto bisogna chiarire alcuni concetti. Il primo, fondamentale punto da affermare è che il movimento terroristico Hamas non solo non riconosce Israele da un punto di vista politico ma non ne riconosce nemmeno il diritto all’esistenza. Ora, come si fa a dialogare, a discutere, a confrontarsi con chi non riconosce il diritto di qualcun altro ad esistere?
Secondariamente: Israele, ormai alcuni anni fa, ha smantellato le proprie colonie a Gaza. E ha fatto lo stesso con alcuni insediamenti in Cisgiordania. Per tutta risposta, da quando a Gaza non ci sono più gli israeliani, Sderot e altre piccole – ma nemmeno tanto – località del sud di Israele sono state perennemente bersaglio dei razzi e degli attacchi di Hamas. Israele oggi, duramente e pesantemente, è intervenuto.
Aver lasciato Gaza è stato interpetato da Hamas come un gesto di debolezza e non un passaggio costruttivo verso una stabilizzazione dell’area. Questo non lo dico io ma Khaled Meshal, il capo di Hamas che vive a Damasco, protetto dal quel regime. Lo stesso Meshal, in questi giorni, si è raccomandanto che, indipedendentemente da quali siano le sofferenze della gente, va esclusa ogni forma di cessate il fuoco, sottolineando che i lanci di Qassam e Grad devo continuarea a ogni costo. Ecco, quest’ordine, per chi conosce un po’ la storia, non suona molto nuovo: resistere oltre ogni limite, al di là di tutto. Lo pronunciò nell’inverno del 1942 Hitler al feldmaresciallo Friedrich von Paulus che comandava la Wermacht nella battaglia di Stalingrado. Quest’ultimo voleva ritirarsi, sganciarsi dalla sacca nella quale il corpo d’armata che comandava si era infilato. Quell’ordine di Hitler rappresentò l’inizio della fine della Germania nazista. Chissà se anche alla luce dei corsi e dei ricorsi della storia l’ordine di Meshal non comporterà un analogo epilogo. Un ultimo “parallellismo”: anche le V2 naziste hanno provocato nelle città inglesi sulle quali sono piovute molti meno morti di quelli causati dai bombardamenti alleati sulla Germania per costringerla alla resa. Vogliamo mettere Churchill e Roosvelt sul banco degli imputati? Penso che non sia proprio il caso. La guerra è certamente quanto di più abominevole esista. Talvolta, però, non ci sono altre scelte. Hamas, così come Hezbollah e l’Iran, vogliono la distruzione dello stato di Israele. Ahmadinejad, per essere più precisi, ha parlato persino di “volerlo cancellare dalla carta geografica”. Credo che Israele abbia il diritto di difendersi. Il prezzo – e me ne rendo conto – lo pagano sempre gli innocenti. In questo caso la popolazione civile di Gaza. Così come il prezzo della seconda guerra mondiale lo pagarano in buona parte i milioni di civili – italiani e tedeschi – che vennero travolti dal conflitto. Un conflitto nel quale vennero trascinati però da Hitler e Mussolini. Così come i palestinesi sono vittime in primo luogo della loro leadership fondamentalista.
N.Comelli
Ribadisco quanto già scritto altrove. E’ indispensabile che la comunità internazionale intervenga per fermare il massacro di Gaza. Ma è necessario anche ribadrire che con qualsiasi forma di violenza non si risolverà nulla: né con quella dei razzi di Hamas che seminano terrore nelle città israeliane né con il sistematico massacro e la violazione di qualsiasi norma internazionale compiuta dall’esercito israeliano. Se si continua a considerare la questione mediorientale come una questione su cui schierarsi da una parte o dall’altra a seconda del proprio essere di destra o di sinistra non si offre alcun contributo alla causa della pace. Occorre che entrambi i contendenti depongano le armi, senza sostenersi e legittimarsi a vicenda: i razzi legittimano l’intervento di Israele che “serve” ad Hamas per dimostrare la crudeltà degli israeliani che a loro volta accusano il movimento palestinese di mandare al massacro la propria gente…
I paragoni con la Resistenza secondo me non centrano: quella era un’insurrezione popolare appoggiata dalle forze internazionali finalizzata al rovesciamento dei regimi nazi-fascisti questa una causa che con l’innalzamento del livello di scontro è riuscita ad isolare Hamas dalla maggior parte del mondo arabo e perfino dal resto del popolo palestinese.
Affermare che con la violenza non si risolve nulla rafforza la necessità di addivenire ad una trattativa equa in grado di scioglere i troppi nodi dell’area e di togliere la striscia di Gaza da una situazione sociale da tutti i punti di vista insostenibile: occorre che la comunità internazionale si muova, che in particolare l’Europa batta un colpo e imponga a tutti i contendenti un immediato ed indiscutibile cessate il fuoco. E che si faccia garante di un tavolo paritario evitando nel contempo le guerre civili che si potrebbero scatenare all’interno dei due schieramenti.
Infine attenzione ad accompagnare l’indispensabile solidarietà con chi a Gaza soffre così terribilmente con la condanna senza se e senza ma di qualsiasi gesto o parola che possano in qualche maniera rafforzare lo spettro dell’antisemitismo che purtroppo ancora si aggira nel cielo del vecchio continente.
Andrea Bellavite