Nella striscia di Gaza Israele sta compiendo un vero e proprio massacro, nell’impotenza e nell’indifferenza delle nazioni europee e, purtroppo, dei popoli che vi abitano. La manifestazione di ieri a Milano contro gli attacchi di Israele è stata finalmente una risposta a quanto sta accadendo. Nel corso della manifestazione alcuni manifestanti hanno bruciato una bandiera israeliana. Prontamente una persona che stimavo, Moni Ovadia, è intervenuto dicendo pressapoco che bruciare una bandiera è come colpire al cuore un popolo. Incredibile questa affermazione quando stanno morendo in tanti sotto colpi israeliani che colpiscono ospedali, case, moschee. Possibile che le appartenenze nazionali facciano perdere in questo modo il senso delle proporzioni? Stessa cosa si diceva quando le bombe si abbattevano sull’Iraq in una guerra che lo stesso Bush adesso giudica sbagliata.
Anna Di Gianantonio
Ho partecipato ieri alla manifestazione in piazza san Giacomo a Udine: c’erano un centinaio di palestinesi e una cinquantina di altre persone che hanno voluto esprimere la loro solidarietà. Hanno parlato bambini, giovani, donne e uomini della Striscia di Gaza; hanno innalzato corali invocazioni di pace, hanno pregato per i loro cari sotto le bombe, hanno chiesto alla “nostra” stampa rispetto per le proporzioni e per la verità dei fatti. Come vincere la cecità, la sordità e il mutismo di chi come le famose scimmiette non vuole vedere sentire parlare? I razzi da Gaza non saranno fermati dal massacro di civili in corso a Gaza ma dall’apertura di un negoziato equo, rispettoso dei più elementari principi del diritto internazionale.
Sessant’anni di guerre, di sangue, di distruzioni, di dolore sembrano non aver insegnato niente a nessuno. Nè a Israele che nulla ha fatto per una soluzione giusta ed equa delle apsettative del popolo palestinese, nè da questu’ultimo che si ostina a credere che la soluzione passi dalla distruzione di Israele. I fondamentalismi religiosi, tutti, sono il cancro della convivenza tra i popoli così come lo sono i nazionalismi e le appartenenze etniche quando diventano guida della politica. La presa di posizione di Moni Ovadia è emblematica cos’ come lo è la lucida follia di Hamas che pensa di piegare Israele con i lanci di razzi, il cui unico effetto è stato quello di legittimare agli occhi di tanti, compresa la presidenza europea oggi spettante alla Repubblica ceca, la reazione ebraica.
La Francia dice no all’invasione israeliana, un forte no lo dice la Gran Brettania di Gordon Brown, nell’Italia cerchiobottista ci teniamo il ministro Frattini.
Israele nel 2005 DEPORTANDO – per questo è il termineda adoperare – dei propri connazionali ha abbandonato la Striscia di Gaza. Un gesto forte, impegnativo, vissuto da buona parte dell’opinione pubblica israeliana in modo difficile. Per tutta risposta cosa ha ottenuto? Non una stabilizzazione della situazione, un raffreddamento della tensione. No! Hamas ha continuato a propagandare la distruzione di Israele – questo sta scritto chiaro e tondo nel manifesto programmatico di questo movimento terrorista che qui voi difendente con tanto ardore – proseguendo negli attentati, nel rapimento di soldati israeliani e nel lancio di questi razzi. Israele, ora, con grave ritardo (purtroppo!) sta facendo un po’ di pulizia. Personalmente spero l’offensiva di terra prosegua e che possano essere abbattutti il maggior numero dei luogotenenti di Hamas. Certo le vittime civili sono numerose: anche qui, però, è la responsabilità è di Hamas, che nascondo le armi nelle abitazioni, negli asili, negli ospedali. Tsahal (l’esercito israeliano) cerca di limitare i danni ma non è semplice. Tuttavia, appena poco più di 500 morti dopo ormai quasi due settimane di bombardamenti sono un ottimo risultato. Significa che si cerca di colpire chirurgicamente il territorio, circoscrivendo i danni collaterali. Come da sempre ha fatto Israele. Per Hamas, invece, c’è sempre stato solo l’obiettivo dei danni collaterali. E qui sta la differenza che voi fate passare inosservata. Da un lato c’è un movimento terrorista che disprezza la vita (Ryyan l’ultimo capo militare di Hamas fatto fuori dagli israeliani voleva così bene ai suoi figli che ne ha mandato uno a farsi saltare in aria in un attentato suicida) e dall’altro una democrazia che cerca di vivere in pace. Io, e me ne vanto, sto da quest’ultima parte. Con orgoglio!
Seymour
Non è facile rispondere a Seymour, senza cadere nell’invettiva, cosa che lui sa fare molto bene. Daltronde, come commentare una frase che dice che “500 morti dopo due settinmane di bombardamenti sono un ottimo risultato”? Visto che Seymour lo giudica un “ottimo risultato”, come giudicherà le rappresaglie di Hamas quando faranno saltare in aria autobus pieni di civili israeliani servendosi di kamikaze poco più che bambini? Forse un risultato oltre le più ottinistiche previsioni? Ecco, fin tanto che esisteranno i Seymour da una parte e dall’altra la strage non si fermerà mai, con buona pace del Seymour goriziano.
Mohammed Ali
quando leggo messaggi come quelli di Seymour francamente mi chiedo che senso abbia il movimento pacifista. Come è possibile sopportare ancora gente che parla di “chirurgia nei bombardamenti”all’interno del consorzio civile?
Ma perchè non ve ne andate a vivere per un po’ a Sderot, a convivere con i razzi quotidiani che spara Hamas?
Perchè non provate ad ascoltare l’allarme che vi da 15 secondi di tempo per trovare riparo prima per il kassam di turno vi piobi addosso?
Israele ha deciso di dire basta a tutto questo e ha fatto bene. Perchè Hamas non riconosce Israele?
Perchè anzichè usare i soldi elargiti dalla comunitàinternazionale per armarsi non aiuta la propria gente?
Seymour
Non accetto in alcun modo la violenza di chi spara i propri razzi sulle città di Israele, meno che meno quella di chi si fa saltare in aria distribuendo morte nei luoghi ordinari della civile convivenza. Di fronte alla tragedia di Gaza non posso però evitare di pormi alcuni interrogativi e di tentare un’ipotetica risposta: perché vengono lanciati i rudimentali ordigni da chi sa che saranno in grado di seminare insieme a molta paura soltanto danni relativi ma anche di provocare la terribile risposta dei ben più sofisticati apparati militari israeliani? E perché questi ultimi a differenza di altre occasioni hanno colto il pretesto per scatenare un vero e proprio massacro in una misera città già messa in ginocchio dalla fame e dalla cronica mancanza di prospettive produttive (non dimentichiamo che la striscia di Gaza isolata dal “muro” è abitata da quasi due milioni di persone in un territorio molto più piccolo della provincia di Gorizia senza industrie e con le attività commerciali artigianali ed agricole praticamente azzerate dalle guerre degli ultimi anni)? La risposta secondo me sta nel fatto che le bozze dei piani di pace finora discussi sono talmente penalizzanti per i Territori palestinesi da far ritenere da una parte necessario a Israele avvantaggiarsi più possibile prima di essere costretto dalla comunità internazionale a sedersi intorno ad un tavolo di trattative finalmente equo e rispettoso delle norme del diritto internazionale; dall’altra da far preferire ad Hamas – con il sostegno politico della maggioranza della popolazione – la molto eloquente tragedia dell’attuale carneficina all’ordinario silenzio generalizzato dell’informazione occidentale. Il tutto nel periodo di transizione che prepara l’insediamento del nuovo presidente degli Stati Uniti e il prevedibile nuovo indirizzo delle politiche per il Medio Oriente.
Mi ha molto colpito, la lettera dell’anonimo Seymour, lettera carica di violenza, di vendetta, di pensiero nazista (ogni tedesco ucciso devono essere uccisi dieci italiani.
Vogli ricordare solo un dato di per se indicativo. Dall’inizio della seconda intifada(compreso l’attuale periodo di aggressione di Israele a Gaza)i razzi e gli attentati di Hamas, hanno ucciso meno di 20 persone, gli israeliani circa 5000(cinquemila per ben intendere). Credo che il signor Seymour sarà felice di questa informazione. Purtroppo credo che il grave errore
l’ha commesso l’ONU (nel 1948 e anni successivi) e gli Usa, nel non voler risolvere il problema negli anni seguenti. Credo che sia chiaro a tutti che Israele non vuole la pace perchè non ha alcuna intenzione di restituire i territori occupati nel 1967 anzi vuole estenderli ulteriormente.
Anche nella legislazione italiana, chi occupa un qualsiasi suolo per un periodo di 20 ne diventa proprietario indipendentemente da chi ne è il legittimo. Gli arabi vivevano su quelle terre da secoli ma fu creato uno stato per Israele (grave errore dell’Onu). Negli anni successivi una serie di interessi (controllo dell’area) degli americani, ha portato e porterà stragi continue ed infinite.
Chissà perchè i palestinesi devono rispettare le”sentenze” dell’Onu e gli israelani no. Come sempre i soldi e gli interessi di chi li ha, porta di conseguenza alla logica dei due pesi e due misure.
Vito Dalò