Uno Stato laico è tale quando le diverse concezioni del mondo – attraverso il dibattito culturale e politico – concorrono responsabilmente a cercare soluzioni legislative efficaci in rapporto ai sempre nuovi problemi riguardanti la persona e la comunità. Non si può discutere un disegno di legge così importante nelle condizioni di emergenza dettate dal caso Englaro, è necessario un lungo periodo di approfondimento e di riflessione; ci si augura che il Pd abbia un soprassalto di coscienza e si rifiuti di partecipare ad un voto affrettato che è uno squallido tranello teso da chi non ha alcun interesse alla vicenda umana, bensì al consenso dei poteri forti.
Non sorprende l’utilizzo strumentale di una vicenda dolorosa come quella di Eluana quando è attuato da un sistema politico ormai prossimo alla dittatura, suscita qualche perplessità anche il manifestare con cortei una facilmente equivocabile solidarietà a Napolitano proprio in questo istante, ma lascia senza parole l’intervento massivo della Chiesa cattolica – nei suoi vertici e nella sua base: intendiamoci, tutti hanno il diritto e non necessariamente il dovere di esprimere le proprie posizioni in quanto cittadini – così come tutti hanno il diritto ma non necessariamente il dovere di vivere – tuttavia gli interventi del Vaticano, le molto giudicanti prese di posizione dei prelati, i rosari finalizzati (e pubblicizzati sui quotidiani) come le manifestazioni organizzate dai preti davanti alla clinica La Quiete (con esposizione di cartelli da codice penale) sono francamente inaccettabili.
Se la Chiesa pensasse di meno a salvaguardare la propria fortissima posizione di potere nella società italiana e di più al dialogo fra le coscienze non si verificherebbero queste precipitazioni di stile che ne indeboliscono gravemente la missione.
C’è un aspetto, nella vicenda dolorosa di Eluana Englaro, che più mi ha colpita fra i tanti che sono emersi: la volontà, sicuramente strategica e ricercata, di contrapporre attraverso un linguaggio violento becero ed irrispettoso, diversi modi di intendere l’esistenza.
Ripugnante sentire parlare di “cultura della vita” e “cultura della morte” perchè, già nel preambolo, ostacola l’ascolto delle ragioni di chi, per esperienze, motivi e ragioni chiede una morte dignitosa, se si vuole pietosa, per sè o per i propri cari.
Ugualmente detestabile, anzi direi odiosa, la posizione di chi senza un barlume di pietà, pudore o anche solo buonsenso, ha definito boia e assassino un padre alle prese con una decisione così complessa.
Difficile da sostenere, però, anche la posizione di chi, alla notizia della morte di Eluana, ha applaudito dichiarando che si trattava di un momento di gioia.
Ho provato sconcerto per le parole di entrambi ed una grande ammirazione e senso di gratitudine, invece, per il signor Englaro che, sia pur indirettamente attraverso la sua vicenda, ha messo in evidenza le mancanze di questa classe politica. E cioè:
1) l’incapacità di buona parte dei politici di pensare alla laicità dello Stato come ad un valore da difendere e sostenere per far convivere le diverse posizioni dei cittadini
2) la sfacciataggine con cui certi politici, responsabili di aver trascurato il dibattito sull’eutanasia e sul testamento biologico in questi anni, non si sono lasciati sfuggire l’occasione per emettere pesanti valutazioni sui giudici della Cassazione che hanno stabilito una regola nel vuoto della materia
3) l’incompetenza di un capo di Governo che ricorre ad uno strumento straordinario non per far rispettare una legge (in questo caso una sentenza della Cassazione) o per salvaguardare ruoli e poteri, ma per assecondare le spinte del popolo che – parole testuali – gli “impediscono di sentirsi responsabile di un’omissione di soccorso per una persona in pericolo di vita”
4) l’imbarazzo di doversi pronunciare apertamente su una questione (quella del diritto ad una morte dignitosa) che tante persone hanno dovuto prendere quasi segretamente, recandosi all’estero, oppure confidando nella comprensione non esternabile dei medici.
5) il divario, alle volte davvero disorientante per un cattolico, che si forma nel vedere buona parte della Chiesa così intransigente e dura nei confronti di un uomo, preoccupata solo a mantenere i poteri forti nella politica italiana (e una classe politica assolutamente suddita) piuttosto che promuovere il senso di una carità cristiana ormai smarrita.