Recentemente i vertici di Ater, a proposito dell’annoso progetto denominato “Contratto di Quartiere 2” della Campagnuzza, hanno confermato che il progetto definitivo è ora all’attenzione del ministero competente e che “la speranza di Ater è che entro l’anno possa arrivare il via libera definitivo” (Il Piccolo 19.2.2009). Viene da dire: “meglio tardi che mai”, anche se all’atto della presentazione del progetto definitivo nel luglio 2008 al CdQ della Campagnuzza, il rappresentante di Ater – richiesto di un parere circa i tempi di valutazione della conformità del progetto indicava la fine di settembre/metà ottobre 2008 quale termine congruo di scadenza. Quello che però i dirigenti di Ater si dimenticano opportunamente di dire è che l’ulteriore dilatazione dei tempi è dovuta al fatto che il ministero ha chiesto un supplemento di istruttoria per la valutazione del progetto, in considerazione anche delle profonde modifiche subite rispetto al progetto originario sia per quanto concerne il numero degli alloggi, più che dimezzato (da 54 a 24), sia per quanto concerne le caratteristiche di sperimentazione progettuale richieste dal bando. Quello che, dunque, è all’attenzione del ministero è la rispondenza del progetto modificato da Ater alle caratteristiche previste del bando costitutivo dei “Contratti di Quartiere2”, anche al fine del riconoscimento del contributo (nel caso gli 8,5 milioni di euro). Certo, imputato principale risulta sempre essere il progetto preliminare che non rispettava in parte la “fascia di rispetto” delle infrastrutture ferroviarie. Ma di ciò Ater ne era a conoscenza fin dalla prima fase; ne era a conoscenza nel novembre 2006 allorchè, in un incontro con il CdQ della Campagnuzza il presidente di Ater rassicurò i presenti garantendo l’approntamento del progetto definitivo nei previsti 90 giorni successivi allasottoscrizione dell’accordo di programma tra Stato e Regione FVG; ne era sempre a conoscenza nel luglio 2007 quando Ater richiese, e ottenne, la proroga di un anno per la stesura del progetto definitivo che avrebbe dovuto completare in 90 giorni; ancora, ne era a conoscenza alla fine del 2007 allorchè, per stessa ammissione di Ater, “l’Ufficio Tecnico ha dovuto riprendere in mano per modificarlo, in modo sostanziale, il progetto preliminare” (Il Piccolo 19/2/07). Insomma, se c’era una deroga da chiedere e da ottenere dalle Ferrovie Ater lo sapeva dal lontano 2005, così come sapeva che il contributo di Stato e Regione poteva essere integrato da fondi privati e/o finanziamento all’uopo predisposti dalla UE, che tuttavia bisognava ricercare e reperire, analogamente a quanto fatto da altre Ater. In ultimo, l’intervento modificativo avrebbe potuto sostanziarsi in modo meno radicale e comunque tale da non mettere a rischio lo stesso finanziamento. In questa intricata questione, forse una maggior trasparenza ed una miglior efficenza operativa di Ater credo avrebbe giovato. Se non altro si sarebbe potuto risparmiare qualche anno e forse oggi il progetto avrebbe potuto essere in una fase ben più avanzata e almeno in linea con quanto operato dagli altri Ater regionali.
Dario Ledri
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