Molti sono gli interrogativi ai quali in questi giorni si è chiamati a rispondere… A livello etico la domanda sull’opportunità della sospensione dell’alimentazione e dell’idratazione ad una persona in coma vegetativo da 17 anni non può essere risolta né da un principio metafisico da applicare in qualunque circostanza né viceversa con il semplice rinvio ad una volontà espressa in tutt’altre condizioni esistenziali. A livello religioso è inevitabile chiedersi come la comprensibile posizione di chi afferma che solo Dio può disporre della vita umana si possa conciliare con l’accettazione senza particolari problemi dell’uccisione del nemico (o del terrorista, come si usa definire oggi l’avversario) in guerra, del principio della legittima difesa oppure di sistemi economici che condannano alla morte per fame milioni di persone. A livello politico invece c’è da domandarsi se in un sistema democratico pluralista sia possibile che una specifica posizione morale possa in qualche maniera essere talmente determinante da mettere drammaticamente in discussione il sistema di regole che ne garantiscono il funzionamento, come sta accadendo in queste ore. E’ evidente che non si tratta di interrogativi retorici e che sarebbe molto più semplice estranearsi dalla discussione… Tuttavia è un lusso che non ci si può permettere e quindi è necessario schierarsi. Da che parte personalmente lo scrivo nel commento.
Personalmente:
1. Sono del parere che ogni esistenza umana abbia un suo senso, anche in condizioni estreme e che di conseguenza si debbano creare tutte le condizioni etiche, culturali ed economiche in grado di garantire la sopravvivenza fino al limite – ovviamente invalicabile – dell’accanimento terapeutico. Rispetto quindi la sofferenza di Beppino Englaro ma non concordo con le sue ragioni.
2. Credo che chi la pensa come me debba schierarsi senza esitazione contro qualsiasi forma di violenza che ha come conseguenza la menomazione o la morte di altre persone, con un no “senza se e senza ma” alle armi, alla guerra, alla pena di morte ed alla fame.
3. Ritengo che in un sistema democratico la propria posizione si debba affermare attraverso la costruzione del consenso e la realizzazione dell’indispensabile trattativa politica; pertanto deploro la pretesa di un Governo di contrastare fuori dagli ambiti propri della democrazia parlamentare una sentenza definitiva della Cassazione. Dopo tale sentenza la drammatica scelta di Beppino Englaro doveva essere attuata rinviando al dibattito culturale e al voto del Parlamento l’eventuale modifica delle normative.
AB