Nel disegno di legge 733, il cosiddetto pacchetto sicurezza, approvato al Senato ci sono norme che, se confermate alla Camera, introdurranno nel nostro ordinamento giuridico gravi lesioni ai più elementari diritti costituzionali, creeranno vessazioni pesanti alla condizione difficile del migrante (tasse di centinaia di euro per ogni pratica, multe, non esigibili di fatto, di migliaia di Euro per gli irregolari) e, con la legalizzazione delle ronde, incentiveranno pratiche di “autogiustizia” o di delazione. Accanto a tali pericolose disposizioni ve ne sono altre (come il registro nazionale dei senza fissa dimora o il controllo dei Comuni sulle condizioni degli alloggi prima dell’iscrizione anagrafica per tutte le persone) che faranno “scoppiare” gli uffici degli Enti Locali e renderanno oppressiva la pubblica amministrazione verso i cittadini. Togliere il divieto espresso di non segnalazione equivale ad esercitare una pressione sul personale medico e sanitario affinché vengano denunciati gli irregolari che si recano nei pronto soccorso e nelle altre strutture sanitarie. L’attuale divieto di segnalazione risponde a principi deontologici della professione sanitaria e ha l’obiettivo di evitare che, per paura, migranti irregolari non si rechino nelle strutture ospedaliere. Cosa che, invece, adesso puntualmente accadrà con grave rischio anche per la salute di tutte e tutti: le malattie infettive, ad esempio, non conoscono barriere amministrative. Questa norma sconcerta prima di tutto gli operatori sanitari (anche in questa Regione si moltiplicano appelli di singoli e ordini professionali per respingere questa disposizione) e richiede la mobilitazione di tutta la società civile per impedirne l’approvazione definitiva, rischiando di far fare all’Italia un salto indietro e di cancellare un principio di civiltà da tutti riconosciuto. Si tratta, di fatto, di norme contrarie ai più elementari principi umanitari, alle regole della convivenza civile, che vorrebbero porre un freno all’immigrazione ma che sono inefficaci in tal senso e creeranno paura, discriminazione e tensione, rendendo tutte e tutti noi più insicuri. In questo Paese ci si continua a preoccupare di accanirsi sui più deboli, privandoli via via di ogni diritto elementare, senza mai proporre un’alternativa, un piano o qualsiasi iniziativa che possa contribuire a risolvere i problemi sociali. Come RetedirittiFVG, impegnati in regione anche a sostenere le ragioni dell’accoglienza e dell’integrazione delle cittadine e dei cittadini stranieri sosteniamo gli appelli nazionali e locali di quante e quanti chiedono a gran voce di cambiare queste odiose norme discriminanti e incivili, promuovendo in tal senso assieme ad associazioni sanitarie e sociali un’ampia mobilitazione che speriamo sappia scuotere le coscienze dei nostri rappresentanti istituzionali per evitare un tale imbarbarimento della società.
Pierluigi DI PIAZZA, Abdou FAYE, Irma GUZMAN Irma GUZMAN,Duccio PERATONER, Gianfranco SCHIAVONE e Michele NEGRO
Sostengo la mobilitazione contro questo Decreto perché la solidarietà verso chi ha bisogno di cure è un principio basilare del vivere sociale evoluto oltre che una misura razionale e saggia per contenere i danni alla salute di tutti se determinate malattie infettive portate dai migranti, ad esempio la tubercolosi, non venissero curate. Ma proviamo, per alcuni minuti, ad andare oltre lo slancio e l’adesione teorica ad un sacrosanto appello umanitario. Pensiamo al rapporto, sempre più complesso e contraddittorio, che provoca il costante e massiccio arrivo dei migranti, in queste settimane presenti in buon numero anche a Gorizia e che ha spinto la Giunta a prendere in considerazione un’ordinanza antiaccattonaggio. Il sondaggio via sms del Piccolo ha già decretato un buon 90% di favorevoli all’iniziativa.
Confesso che interiormente mi duole che la distanza tra la solidarietà alle persone migranti e la risoluzione dei problemi che essi innescano si vada allargando, importante è evitare che non diventi incolmabile. Per questo dobbiamo tener conto anche del punto di vista e non sottovalutare le lamentele dei residenti. Nel caso pratico, non tutti abbiamo la buona disposizione d’animo o la prontezza di riflessi necessaria a risolvere il quesito che gli accattoni insistenti (sia nel senso che stanno lì sia nel senso comune del termine) davanti ai vari supermercati cittadini o nelle vie adiacenti al mercato pongono ogni giorno al passante. E’ successo anche a me dover fare lo slalom per via Boccaccio inseguita da un mendico sconosciuto e particolarmente insistente. Molti cittadini, dicono le cronache, sono ricorsi all’ADOC per trovare consigli e conforto. Mi domando come mai si siano rivolti ad un’associazione di difesa dei consumatori, seppur meritoria, e non ad esempio al Comune o meglio alla Caritas che li ha in accoglienza. Stimo i firmatari dell’appello ed in particolare Pier Luigi Di Piazza, eppure inviterei chi ne sa di più in questo campo ad andare oltre l’appello umanitario, creare dei momenti di discussione con la cittadinanza e in particolare con i poteri locali sul problema quando esso ancora scotta per proporre un’alternativa, un piano che possa contribuire a risolvere i problemi sociali, per spiegare le ragioni dell’accoglienza e dell’integrazione delle cittadine e dei cittadini stranieri, magari presenti gli stessi interessati. Troppo spesso le lamentele o i gesti di rifiuto dei residenti vengono liquidati come posizioni retrive e antiumanitarie, quando nella prima fase esse sono solo reazioni automatiche a comportamenti insoliti.
Sonia