Le recenti vicende legate al caso Englaro e il provvedimento votato al Senato che sollecita i medici – sì, proprio loro, i medici, quelli che curano – a denunciare gli immigrati clandestini che ricorrono alle loro cure, hanno, di fatto, sancito un brutale imbarbarimento della vita civile del Paese. Questi provvedimenti segnano un salto qualitativo che anticipa, nel diritto e nella morale di un Paese, quei provvedimenti che nella Germania nazista portarono all’annichilimento della società civile e di ogni opposizione politica. Certo, le forme potranno essere diverse, e lo saranno di necessità, ma la strada imboccata è quella che alla fine si traguarda con la visione dello stato totalitario, e non solo autoritario.
In oltre sessant’anni di regime repubblicano e costituzionale non era mai accaduto che l’esecutivo operasse per predisporre un decreto d’urgenza per annullare una sentenza della magistratura. La ferita inferta alla legalità repubblicana, al di là della drammaticità umana del caso in questione, può risultare ferale per la vita democratica del Paese: l’esecutivo – il Governo cioè – impedisce l’esecuzione di una sentenza: oggi per il caso Eluana, domani per evitare ad altri l’applicazione della legge. A quando la riduzione per decreto delle prerogative del Parlamento? Nemmeno il fascismo trionfante era mai intervenuto così pesantemente nei confronti della giustizia ordinaria: era ricorso invece al Tribunale speciale, una magistratura straordinaria e speciale, appunto, che affiancava, senza sovvertirla e sottometterla, quella ordinaria nell’emissione delle sentenze e nella loro applicazione. I segnali premonitori c’erano già tutti con la prima pesante intrusione del ministro Sacconi (già socialista), e del suo corifeo regionale tale Kosic, per bloccare il ricovero all’Ospedale della Misericordia (ironia della sorte) di Udine. Oggi si sostanzia in un decreto d’urgenza. Sarebbe necessario sentire una voce forte e autorevole dal Quirinale, invece che sommessi borbottii e cauti suggerimenti di inopportunità.
L’altra questione è, se possibile, ancor più raccapricciante, sul piano della morale rapportata alla funzione del medico. Gli si offre la possibilità di denunciare i clandestini che a lui ricorrono per curarsi. A parte ogni altra considerazione sull’opportunità di una tale azione dal punto di vista della tutela della salute pubblica (se un clandestino sa che rischia la denuncia è probabile che non ricorra alla struttura pubblica e, nella migliore delle ipotesi, magari è costretto a pagarsi la visita privata e la cura e, ad essere cattivi, si può pensare che era quello che si voleva), un tale provvedimento rivela la volgarità morale ed il totale imbarbarimento di questa classe politica che gli italiani – occorre ricordarlo – hanno eletto, sia pure senza preferenza.
Qui si è stravolto il principio cardine della Costituzione che impegna la Repubblica a “riconoscere e garantire i diritti inviolabili dell’uomo” e ad “adempiere ai doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale”. Come ha scritto Giuseppe D’Avanzo su La Repubblica “più che di incostituzionalità bisogna parlare di anticostituzionalità”. Nel caso, però , occorre dire, forti si sono levate le prese di posizione delle associazioni dei medici e della Chiesa a favore di un atteggiamento di obiezione alla vergogna giuridica.
La misura che riguarda i medici fa parte del cosiddetto “pacchetto sicurezza” che formalizza la costituzione delle cosiddette “guardie padane” nelle loro tipica uniforme verde, per altro tendente al bruno, che – per il momento disarmate – potranno esercitare forme di controllo e verifica dei documenti sugli immigrati. Ovviamente, però, nel paese Italia, non può mancare il lato comico del provvedimento pomposamente chiamato “pacchetto sicurezza che va incontro a quanto ci chiede la gente”, secondo le tragicomiche espressioni del legaiolo ministro dell’Interno, quello che invita ad “essere cattivi” con i clandestini. Ebbene, il cosiddetto “pacchetto sicurezza” fa diventare reato, penalmente perseguibile, l’immigrazione clandestina e – tuttavia, e bontà loro – non prevede il carcere (sono 800.000 in Italia i “clandestini” che lavorano nell’industria, nelle campagne e presso le famiglie italiane), ma una pena pecuniaria compresa “tra i 5.000 e e i 10.000 euro”. Si sa, chi entra clandestino in Italia si porta sempre con sé, per le piccole spese, una tale somma. Questi sono i pericolosi buffoni della Lega!
Insomma, si è oggi di fronte ad un disegno ancora incompiuto, ma abbozzato nelle sue linee generali, di totale sovvertimento delle regole fondanti il “patto costituzionale” che sta alla base del convivere civile tra gli italiani dopo la tragedia del fascismo e del suo alleato nazista. Le linee ricalcano fin troppo fedelmente quanto preconizzato dal capo della loggia massonica P2 Licio Gelli ed il suo “Piano di rinascita democratica” e forse non a caso il “venerabile maestro” ha avuto recentemente modo di affermare pubblicamente che “solo Berlusconi può farcela a realizzarlo”. Non caso il presidente del Consiglio cav. Silvio Berlusconi è stato iscritto alla LoggiaP2 con la tessera nr. 1816. A dire il vero ha in un primo tempo negato la circostanza e per questo è stato poi condannato per falsa testimonianza e successivamente amnistiato.
In questo contesto, carissimi amici, credo sia assolutamente necessario far sentire la voce di un’altra Italia, di un’altra Italia che non è solo possibile ma che esiste, a partire da nostra piccola realtà goriziana. Non arretrando di un passo rispetto alle grandi questioni etiche, facendo sentire la voce di un pensiero libero e laico, rispettando le convinzioni religiose di tutti gli amici e compagni, ma impedendo che costituiscano ostacolo per la nostra azione politica. Ricercando tutte le alleanze possibili per contrastare questo centrodestra che malgoverna la città avendo come stella polare della nostra azione politica quei convincimenti che ci hanno spinto a sostenere la candidatura di Andrea Bellavite alle scorse elezioni cittadine: onestà intellettuale e morale, trasparenza, rispetto per le convinzioni dell’altro, rifiuto del leaderismo imperante ma soprattutto partecipazione democratica e contrasto di ogni integralismo.
Dario Ledri
P.S. Mi scuso per lo sfogo, ma francamente credo che non si possa restare indifferenti rispetto ai fatti di questi giorni. Soprattutto non basta l’indignazione personale che deve invece diventare – almeno io lo credo – azione politica conseguente senza dover ripetere, per una volta almeno, il rituale “ma anche”.
ieri avevo scritto che i commenti del Quirinale erano stati “sommessi borbottii e cauti suggerimenti di inopportunità”. Dopo la forte e reponsabile presa di posizione di Napolitano devo obbligatoriamente rivedere il giudizio che si sostanzia in una totale condivisione dell’azione del Quirinale.
Risulta evidente che lo “sfogo” era stato scritto prima della ferma, e assolutamente necessaria, presa di posizione del Presidente della Repubblica.
Dario