Il nuovo piano del governo per incentivare le costruzioni fa esultare il sindaco Romoli?
Mi associo solo se farà tesoro degli evidenti difetti dell’edilizia convenzionale goriziana e si adopererà per una svolta storica: minori nuovi costruzioni ma di maggiore qualità ed estetica, obbligo di bioedilizia, impianti a basso consumo energetico e non inquinanti, come la Casa 100k, progettata da architetti italiani, che consuma un terzo rispetto quella tradizionale. Esempi di edifici in bioedilizia cominciano a divenire frequenti anche in Italia ma è soprattutto in Germania e nel Galles che troviamo interi quartieri e cittadine già attivi (le Transition Towns) come il grande quartiere Kronsberg di Hannover dove tutto è costruito secondo criteri di basso consumo energetico, con case passive supportate da impianti eolici e solari.
Se Gorizia riuscisse a porsi all’attenzione come città ecologica, simbolo di quel nuovo ordine di idee che oggi si impone come necessità e non più come moda estremista forse potrebbe uscire dalla crisi ormai pluridecennale che la penalizza duramente e operare una svolta in sintonia anche con i corsi di laurea cittadini su ambiente e territorio.
Non è una provocazione ma una proposta seria, anche se sono convinta che gli amministratori ci stanno già pensano. Primo passo, doveroso, sarebbe far decollare il Contratto di Quartiere di via del Carso a cui a suo tempo le principali associazioni ambientaliste locali avevano dato l’appoggio, proprio perché in linea con la bioedilizia ed il risparmio energetico. Si pensò allora, 2004, potesse dare il là ad un modo nuovo, per Gorizia, di intendere il vivere urbano. Invece il progetto giace. Mentre le gru delle nuove costruzioni si fanno più numerose nonostante interi caseggiati d’epoca giacciano dimenticati e semivuoti, la città diminuisca i suoi abitanti, la crisi economica e i tassi dei mutui spengano l’entusiasmo degli acquisti-casa. Mentre si continuano a costruire, con materiali e tecniche ormai obsoleti, condomini e casettine a schiera che sembrano garage o capannoni, consumando suolo dell’urbe che è prezioso per definizione oltre che per costo al metro quadro.
Il suolo, che avvolge come una pelle la terra, va amministrato con saggezza e non predato a fini banali, perché è una risorsa scarsamente rinnovabile; per dirla con parole appropriate si riforma in tempi molto lenti rispetto ai tempi veloci di consumo. Invece in città come nel circondario, sia in piano che in collina, si insiste spesso esageratamente nell’asportare, inquinare, impermeabilizzare porzioni sempre maggiori di suolo, sottraendole alla loro originale funzione: nutrire, proteggere, sostenere, ospitare, filtrare, accumulare. Cancelliamo con nuove cementificazioni e asfaltature anche i segni della storia passata della nostra città e del suo territorio. Sarà un caso che nelle colline toscane le strade secondarie sono rigorosamente sterrate? Nel Collio goriziano invece l’asfalto avanza, forse nell’erroneo pensiero che aiuti ad arrestare il rischio idro-geologico.
Sonia Kucler
Pensi davvero che la preoccupazione dei nostri governanti sia di quella di formulare misure di recupero di zone degradate per far più belle le nostre città? Quella di imbastire una responsabile pianificazione pubblica ? Di lanciare un programma di edilizia ecologica?
A me pare che così come annunciato il piano casa – cioè l’umento delle cubature e delle superfici delle costruzioni esistenti in deroga a qualsiasi controllo pubblico preventivo – peggiorerà tutte le condizioni di vivibilità, provocherà la distruzione di paesaggi, di beni artistici e culturali già oggi così poco tutelati. Lasciare l’iniziativa all’interesse individuale porterà più mattoni, cemento e inquinamento, e meno verde, spazi pubblici e servizi per tutti.
Sul sito di Repubblica si può firmare la petizione “una legge contro il territorio” già sottoscritta da Salzano, Gae Aulenti, Gregotti e altri.
non a caso esultano quelli che delle regole sono sempre stati insofferenti, chi vede la casa solamente come un bene da vendere