Il dibattito così lungo in consiglio comunale non mi pare abbia ricevuto la dovuta attenzione da parte della stampa. Come mai è durato tante ore? Cosa ha voluto fare l’opposizione? La risposta alla prima domanda è molto semplice. Ci sono volute tante ore perchè numerosissimi sono stati gli interventi dei consiglieri di opposizione che hanno sottolineato un aspetto fondamentale, emerso dalla lettura di quel documento contabile. In tempi di crisi, con entrate ridotte a causa della cancellazione dell’ICI per tutti, è necessario fare un elenco delle priorità. Su quali settori bisogna investire in tempi di straordinaria amministrazione? Nessuna idea è emersa a questo proposito, anzi le relazioni accompagnatorie del bilancio sono state fatte spesso con il copia-incolla, uguali a quelle del bilancio precedente, con il piccolo particolare che lo scenario che abbiamo davanti è stato stravolto dalla crisi economica e che settori importanti dell’economia cittadina sono in crisi.
La situazione richiederebbe uno sforzo in alcune direzioni. Innanzitutto un grande coinvolgimento dei cittadini, delle associazioni, dei consigli di quartiere per elaborare proposte ed ascoltare suggerimenti. La frammentazione degli interessi, la difficoltà a fare sinergia, i veti incrociati sono alla base della difficoltà di uscire dalla pur difficile condizione della città. Il sindaco aveva promesso degli “Stati Generali” delle forze sociali per elaborare progetti di sviluppo. Non solo non c’è stato nulla di questo, ma anche i consigli di quartiere hanno in larga parte votato contro il bilancio, segnando uno scollamento con la maggioranza. Per creare entusiasmo e mettere in moto le energie rimaste, bisogna coinvolgere le persone. Poi è necessario avere un’idea della città. Gorizia può svilupparsi ritrovando le sue radici di luogo in cui è gradevole vivere, di città aperta, percorribile, dallo sviluppo sostenibile, che sa valorizzare le sue risorse giovanili, che sa promuovere le sue ricchezze culturali, puntando soprattutto alla specificità di città sul confine, in grado di rileggere la sua storia e di ideare una nuova convivenza. Più volte abbiamo lanciato lo slogan”Gorizia da città divisa a laboratorio di pace”, sottolineando la peculiarità storica della città, che è senz’altro quella legata al suo particolare Novecento. Da qui deriva la convinzione di investire sull’arredo urbano, su un piano del traffico diverso, sulla presenza dei giovani nell’Università e nelle scuole superiori, sul turismo scolastico, sulla messa in rete dei musei al di qua e al di là dei confini, sulla creazione del Museo del Novecento. Bisogna fare delle scelte. Non si può contemporaneamente volere la presenza giovanile e fare l’ordinanza di chiusura dei locali, valorizzare il Conference ed accendere le luci sul Sabotino, volere un ruolo internazionale per la città e non utilizzare compiutamente le risorse dei progetti europei. Tentando di accontentare gli interessi di ognuno, si perderà l’interesse generale della comunità.
Anna Di Gianantonio
consigliere comunale Forum
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