Verrà approvato nei prossimi giorni il piano casa di Berlusconi. Per come annunciato alla stampa il provvedimento pare un delirio. L’edilizia privata usata contro l’urbanistica pubblica e il paesaggio. Gli interessi individuali contro quelli collettivi.
Negli ultimi 15 anni si è costruito tanto, tantissimo, ma il problema della casa non è stato risolto perché non si sono realizzati alloggi pubblici in affitto. Solo edilizia privata, a prezzi imposti, gonfiati e impossibili per un gran numero di famiglie. Oggi tanti alloggi privati costruiti dalle imprese sono lì, vuoti, e anche a Gorizia basta alzare il naso all’insù per vederli.
Il mercato edilizio è fermo e ci sono tante case invendute per il motivo semplice semplice che chi ha bisogno di una casa non ha i soldi per comperarla. Ma il mercato deve essere rivitalizzato ed ecco l’idea geniale: un piano casa per chi la casa ce l’ha già!
Si potranno aumentare del 20% le cubature di tutti gli edifici esistenti e poi demolire e ricostruire, con il 30% in più, gli edifici vecchi (vecchi!!!) di vent’anni. Tutto questo in deroga ai piani regolatori e ai pareri degli uffici pubblici, basterà la certificazione di un tecnico. La parola di un tecnico – pagato dal proprietario della casa, dagli operatori immobiliari, dagli speculatori di professione – elimina il permesso di costruire, cioè il controllo pubblico preventivo sulle trasformazioni urbane.
Mentre Obama decide di mandare un segnale politico, piantando un orto con broccoli e zucchine alla Casa Bianca, per le nostre case Berlusconi suggerisce tante colate di cemento senza alcun controllo. L’economia del mondo va in tilt per mancanza di regole e di etica, che dovrebbero essere ripristinate ma in Italia si va nella direzione opposta, rendendo legale l’illegale. La deroga dai piani regolatori e dal controllo pubblico comprometterà le condizioni di vivibilità esistenti: avremo più cemento, più traffico e più inquinamento, meno parcheggi, verde e servizi per tutti. Ci sono tutte le condizioni per far sì che Gorizia, città a bassa densità edilizia, diventi più brutta.
Il piano è una spinta a prendere tutto e subito, usare il territorio e distruggere il paesaggio, un patrimonio che appartiene a tutti e dovrebbe essere preservato per il futuro dei nostri figli.
Una oscenità etica in linea con il profilo morale di chi la propone, ma anche purtroppo dell’idea che tanti cittadini hanno di se stessi e dei rapporti con gli altri. Ad esempio con i vicini di casa. Alla faccia dei quali, un proprietario potrà finalmente costruire quella sopraelevazione una volta non concessa, che magari nasconderà il sole, ridurrà il verde, l’aria e la vista alla casa del vicino scalognato. Alla faccia della tanta, troppa burocrazia e del controllo pubblico comunale basterà la firma di un tecnico per trovare una deroga, aumentare la superficie e il volume e quindi anche il valore dell’appartamento. Il vicino che subirà e vedrà deprezzato il proprio appartamento, invece di un tecnico, potrà sempre trovarsi un avvocato.
Nel presentare alla stampa questi provedimenti l’uomo che comanda in Italia e che di avvocati ne ha già trovati qualcuno, ha raccontato che bisogna costruire “ per dare stanze a figli e nipoti nelle ville di famiglia”. Ha detto proprio così, Berlusconi: nelle ville. Entusiasta Romoli che ha definito la proposta “un idea geniale”.
la compagnia dei transalpini
Che Romoli definisca “geniale” l’idea del Capo, non stupisce. Così come non stupisce la disponibilità del sindaco di Trieste Di Piazza a “correre” per le Europee “se Berlusconi ordina”. Proprio così: il Capo ordina e i servi eseguono definendo “geniale” l’iniziativa. Ma, a onor del vero, perchè stupirsi tanto per una iniziativa “diabolicamente geniale”, nel senso che acconsente al diffuso desiderio degli italiani di fare quello che vogliono, senza regole, senza impacci, senza vincoli, in un Paese che in quindici anni ha cementificato una superficie grande come l’intero Lazio senza – peraltro – risolvere il problema casa. La genialità sta lì, nel diffuso consenso che la circonda, la sostiene, la fa propria, proprio perchè effettivamente “propria” dell’italiano che ha fatto dell’abusivismo il suo privatissimo “piano regolatore”. E ora lo Stato lo premia con un ulteriore ultima certificazione ufficiale con licena di cementificazione al di fuori di ogni regola, perchè le regole sono soppresse. Che poi tutto ciò sia poposamente definito dai corifei del centrodestra “un nuovo piano casa” è tutta una altra questione. Con buona pace del povero Fanfani che nei lontanissimi anni ’50 una casa aveva dato a moltissimi italiani. Ma allora eravamo di un’altra razza.
Donald Lam
Si vede che loro hanno le ville… noi, invece, comunissimi mortali, viviamo in case popolari (e già ci consideriamo dei superprivilegiati!) vecchie, ammuffite e sottodimensionate: a noi ci basterebbe anche solo un po’ di manutenzione per garantirci alloggi dignitosi.
Non case al limite dell’abilità. Ma ripeto, siamo dei privilegiati. Non lamentiamoci, altrimenti va a finire che ci tolgono pure le case popolari.
Certo, ripensandoci, anche a me farebbe piacere arrivare a 72 mq anzichè vivere in 4 in 60 mq. Propongo al Cavalier Berlusconi di pensarci seriamente, una deroga anche per chi vive negli alloggi popolari.
Una piccola leggina per i poveracci, così che non si dica che difende solo i diritti dei potenti, dei forti, di quelli che hanno i soldi e se li tengono alle Cayman per non farseli mangiare dalle tasse…
Da buon padre che si preoccupa del bene familiare, ci pensi, su!!! Davvero. Gliene saremo eternamente grati… così come gli schiavi verso il padrone buono.
V E R G O G N A !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
come sempre … applaude il padrone chi ritiene che il mondo sia dei furbi, per i quali tutto sia possibile e lecito …
senza comunque entrare nei dettagli di quella che sembra una follia, i chiari concetti espressi sopra rimarcano ancora una volta la sudditanza di chi dovrebbe costruire case pubbliche e che anche in questo momento TACE !!!!
Giusti e puntuali, i commenti al piano casa del Governo riguardano alcuni aspetti di un provvedimento che ha una portata ben più ampia. Un paio di giorni fa commentavamo “per come annunciato alla stampa il provvedimento pare un delirio”. Pare? E’ un delirio, talmente clamoroso che non pensavamo potesse esser portato avanti! Sabato scorso è uscita la bozza (la si può trovare sul sito de il Giornale in “bozza del 19 marzo 2009”) che chiarisce in modo definitivo lo spirito devastante del provvedimento. La speranza è qualcuno si renda conto e si faccia qualcosa. Che il Parlamento, il Ministero dei Beni Culturali, le Regioni e gli enti locali, la Corte Costituzionale, il mondo della cultura, delle Università, delle Associazioni, prendano coscienza che mai città e paesaggio, borghi e campagne italiane avevano ricevuto un simile attacco.