Le polemiche sul 25 aprile dimostrano l’attualità della Resistenza. In un paese come il nostro dove si restringono gli spazi di democrazia, dove la divisione dei poteri e la Carta Costituzionale vengono rimessi continuamente in discussione, dove la libertà di informazione cede ad un preoccupante conformismo, le vicende umane e le scelte di chi decise di combattere il fascismo e la sua politica razzista, oppressiva nei confronti dei ceti più poveri, povera dal punto di vista culturale, repressiva di ogni forma di dissenso, sono importanti da conoscere e da studiare. Chi scelse di andare con i partigiani lottava per un Italia democratica e repubblicana e si batteva per una maggiore giustizia sociale. Un contributo fondamentale alla lotta lo diedero i partiti antifascisti ed in particolare i comunisti. Il loro sacrificio ha permesso di vivere in un paese più avanzato dal punto di vista dei diritti e delle garanzie. Questo non va dimenticato, come non va dimenticato che i partigiani scelsero di impegnarsi nella politica in prima persona, accettando di correre degli altissimi rischi. Al confine orientale la lotta aspra in un territorio governato direttamente dai tedeschi, con i loro apparati repressivi, fu più dura che da altre parti del paese. Nella nostra zona la lotta fu condotta insieme alle formazioni jugoslave. Ci furono contraddizioni, discussioni, ci fu il dramma delle foibe, ma esso non può farci dimenticare l’oppressione particolare subita per vent’anni dagli sloveni della nostra zona. Equiparare i partigiani con coloro che scelsero di lottare con gli occupatori tedeschi e con i fascisti non è possibile: troppo differenti furono le scelte. La pietà che si deve ai morti non può farci dimenticare le ragioni opposte per cui ognuno visse.
ADG
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