Si avvicinano le elezioni europee accompagnate da un nugolo di amministrative che interesseranno anche alcuni importanti comuni della provincia di Gorizia. Per quanto possano contare e con proporzioni diverse tutti i sondaggi prevedono un risultato molto soddisfacente per i partiti di centro destra e un’ulteriore debacle per il centro sinistra e la sinistra.
Dopo un anno di governo Berlusconi non sembra che ci siano particolari novità, il presidente naviga su acque abbastanza sicure forte anche di investimenti mediatici senza precedenti.
A sinistra dopo un anno di passione il Partito Democratico sembra tentare un timido risveglio con la segreteria Franceschini e con l’irruzione di personaggi in grado di “bucare” l’assonnata platea degli elettori come la giovane Debora Serraccani che sarà domani (giovedì alle 18 al Kulturni Dom) in città. Si muove anche Di Pietro che riesce a soffiare voti alla destra rivendicando un ordine e una legalità che sembrano essere scomparsi dall’orizzonte politico della società italiana. Più a sinistra non si nutrono grandi aspettative: dopo la batosta dell’aprile 2008 sono trascorsi dodici mesi che hanno visto un arruffato “tutti contro tutti” e così il poco meno del 4% rimediato dalla sinistra arcobaleno senza il “voto utile al pd” potrà arrivare sì e no al 5% ma sarà distribuito tra almeno quattro orientamenti concorrenti, in queste condizioni eleggere un parlamentare europeo sarà come vincere un terno al lotto.
Quello che manca alla sinistra è una riflessione culturale in grado di legittimare una rappresentanza partitica realmente espressione di una base vivace, preoccupata e sostanzialmente dimenticata da tutti: la questione non è “battere Berlusconi” ma motivare gli elettori – lavoratori, pensionati, giovani e anziani, immigrati e residenti… – a votare consapevolmente programmi e progetti, e in secondo luogo persone capaci di attuarli, chiari e per quanto possibile condivisi. Solo guardando avanti – delineando una società culturalmente postmoderna, politicamente postcomunista e economicamente postcapitalista – sarà possibile convincere gli elettori a lasciar perdere le sirene della controrivoluzione berlusconiana e a contribuire alla costruzione di una nuova Europa “dei popoli e delle nazioni”.
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