Gorizia sta per vivere uno dei suoi appuntamenti culturali più significativi: la quinta edizione di quel festival della Storia che quest’anno porta il titolo di “Patrie”. Purtroppo gli auspicabilmente tanti visitatori troveranno una città sottosopra.
Nella scorsa settimana sembra sia stato finalmente (nel senso di “alla fine”) rescisso il contratto che legava il Comune alla ditta incaricata ancora dall’amministrazione Brancati dello svolgimento dei lavori in Piazza Vittoria: questa soluzione dell’annosa questione era stata proposta già quasi due anni fa alla nuova giunta Romoli dal pezzo forte dell’attuale maggioranza, il consigliere regionale Gaetano Valenti, già sindaco per due mandati negli anni ’90. L’attuale primo cittadino non aveva voluto sentir ragioni, sperando evidentemente di poter raddrizzare la situazione ma perdendo di fatto ulteriori anni preziosi che hanno visto il progressivo chiudersi degli esercizi commerciali che si affacciano sul principale spazio pubblico goriziano. Fatto sta che gli ospiti di E’ storia troveranno una piazza incompleta e in parte transennata, tanti negozi definitivamente chiusi e l’incertezza totale sul suo futuro.
Non potranno neppure godersi troppo la camminata verso il centro storico, via Rastello è interessata dai lavori per il rifacimento dei marciapiedi, la limitrofa via delle Monache è chiusa anch’essa per lavori e il tutto va avanti a rilento tra polvere e buche. Forse nel frattempo sarà stata cantierata anche la bella piazza sant’Antonio dove l’inizio della ristrutturazione viaggia con quasi un anno di ritardo, nonostante le insistenze del solito Romoli che in altri tempi aveva dichiarato che sarebbe stata conclusa “nell’estate 2009”. Comunque con ogni probabilità un altro angolo suggestivo di Gorizia precluso ai visitatori.
Anche l’ordinario decoro urbano lascia a desiderare: i marciapiedi sono mal ridotti quasi ovunque e le strade anche del centro non consentono certo di andare in bicicletta a cuor leggero: forse l’unico capoluogo di provincia italiano (se non europeo!) senza un centro storico pedonale non ha acquisito l’abitudine a un’urbanistica a misura dell’uomo e delle sue relazioni. Ci si potrebbe consolare andando a teatro: sì, ma anche la via Garibaldi che ospita l’ingresso del Verdi è chiusa per lavori a tempo indeterminato e l’incrocio con il Corso è certamente più intasato nelle ore di punta a causa del traffico impazzito che della presenza di alcuni fra i pochi luoghi di incontro giovanili superstiti della famosa ordinanza antischiamazzi.
Insomma, l’augurio è che questo sia l’ultimo anno di disagi e che chi visiterà l’edizione di E’ storia del prossimo anno troverà una città gioiellino: ma le voci del bilancio comunale e il sistematico non avverarsi delle attese del Sindaco e dei cittadini giustificano purtroppo un certo pessimismo. Per l’intanto ci si può godere l’intensa kermesse sulla Storia e -comunque vada – riconoscere la giusta lode a chi l’ha organizzata incurante delle difficoltà del momento e convinto che solo la Cultura con la C maiuscola potrà offrire una chance di nuova linfa vitale a questa bellissima ma molto sofferente città.
Manifestazione bellissima e interessante a cui auguro ogni successo, perchè lo merita.
Detto questo, mi aggancio alla nota, per osservare quanto squallida stia diventando questa città. Uso il termine “squallida” per indicare una città lasciata al degrado più totale: degrado che non è i giovani e gli schiamazzi, non è la clochard dei giardini!
Il vero degrado è una programmazione dei lavori pubblici vissuta da molti cittadini come “infinito cantiere/spreco di risorse”, una strategia economica che si traduce in “commercianti che piangono il morto/negozi che chiudono,vuoti,desolanti/attività mai nate/capacità di attirare investimenti pari a 0”, una politica nel settore sociale pari a “carità pelosa per i poveri/qualche dichiarazione di costernazione per giovani vite stroncate dalla droga, dispiacere per le morti solitarie e qualche accenno di sofferta riflessione per le scene d’indigenza e di povere persone in attesa di un pasto ai Cappuccini”
Ci sono stati anche dei progetti, è vero.
Solo che sembra che il tutto sia rimasto alla prima fase, ossia proprio la progettazione.
Lo sa anche mia nonna che dopo aver progettato, di solito si passa alla realizzazione.
Ecco.
Io rimango in attesa che le cose si realizzino.
Si attuino, si concretizzino.
Quando passeggerò per una città viva, vivace, curata, architettonicamente armonica; quando saprò che a Gorizia arrivano nuove persone per lavorare, quando non vedrò più ragazzi di colore bivaccare per terra (e non perchè li mandiamo via ma perchè offriamo loro delle alternative di riscatto), quando potrò accedere ai servizi non per un terno al lotto ma semplicemente perchè rispondono ad un mio diritto, quando ci sarà lo sport che aggrega, la cultura che promuove, la natura che insegna (e quando potrò “vivere” le sponde dell’amato fiume Isonzo?), i quartieri che s’incontrano…
allora, per me, Gorizia sarà una città viva.