Le migliaia di persone che accorrono in questi giorni ai Giardini per partecipare ai dibattiti o visitare le mostre fotografiche della V edizione del Festival della Storia dimostrano che la cosiddetta “gente” ha ancora una testa e un cuore.
Complimenti a chi ormai da cinque anni dedica buona parte del proprio tempo e delle proprie energie a realizzare questo evento, alta espressione di quella tradizionale presenza di librerie e case editrici che caratterizza la nostra città; gli incontri di quest’anno sono uno più interessante dell’altro e coinvolgono un arcobaleno di tematiche, posizioni culturali e politiche, linguaggi: una vera Babele, intesa come benedizione della diversità e non come caotica, dispersiva confusione (come sostiene il grande biblista Jean Louis Ska, oggi protagonista di un incontro sull’esegesi del brano biblico riguardante appunto la torre di Babele, che troneggia da tutti i manifesti dell’iniziativa).
Quello che manca dunque non è la “gente”, ma la capacità di trasformare la partecipazione a un evento in esperienza capace di interagire con la vita culturale e politica della città: in questo senso – è stato sottolineato anche in passato – E’ Storia deve superare l’esame del passaggio dalla proposta privata a quella pubblica (o almeno compartecipata, anche a livello di coordinamento e non soltanto per ciò che concerne i necessariamente cospicui finanziamenti). Altrimenti rimane una lodevole kermesse che accresce il “sapere” dei partecipanti ma non incide sul percorso culturale di una città sempre più ai margini di una Storia che le ha riservato in passato momenti drammatici e momenti gloriosi.
Comunque auguri e grazie ai fratelli Ossola e collaboratori per il grande sforzo che dimostra un affetto ben costruttivo per la nostra città.
a proposito del festival io credo che effettivamente dovrebbe rappresentare un momento di consapevolezza maggiore per la città, ma se questo non accade io credo lo si debba imputare alle istituzioni, in particolare al comune di Gorizia. mi ha colpito l’assenza degli assessori e dei politici alle giornate di dibattito (tranne, ovviamente, all’inaugurazione). Pensano di non avere niente da imparare? Mi ha colpito che alla prima edizione del premio Antonio Sema per la scuola non ci sia stato nessun rappresentante delle istituzioni pubbliche. Pensano che la cultura storica dei ragazzi non conti? Mi ha meravigliato il fatto che dopo la gita organizzata dalla rivista Isonzo Soca, nessuna abbia sollevato la cornetta per dire di fare qualcosa assieme, di coinvolgere le scuole nella conoscenza della città, di lanciare questi viaggi come pacchetto già realizzato di turismo scolastico. Insomma, come diceva un caro amico, se non hai il contesto favorevole, sei fregato, e noi, purtroppo, come dice Totò, non l’ebbimo.
A me ha colpito anche che questa mattina (domenica) la stragrande maggioranza dei negozi erano rigorosamente chiusi, fino alle 10 era difficile anche trovare un caffè, la gente – tanta – era sotto i tendoni ad ascoltare cose veramente interessanti, ma finite le conferenze e le visite ai banchetti dei libri non aveva la possibilità di andare da nessuna parte. Per quanto riguarda Isonzo Soca voglio ringraziare chi ha allestito lo stand e chi lo ha “abitato”: veramente un angolo assai interessante di E’ Storia, credo che gli Ossola e chi tenta di promuovere cultura in città debbano essere capaci di ascoltare e valorizzare un lavoro ventennale: non fatto di sia pur lodevoli fuochi d’artificio, ma del quotidiano darsi da fare, goccia dopo goccia, per costruire un territorio goriziano unito nella ricchezza delle sue diversità…