Dopo un evento così ben preparato e così ben realizzato è giusto accodarsi all’unanime coro di lode nei confronti degli organizzatori di E’ Storia, tra l’altro quest’anno è mancato anche quel pizzico di polemica sugli “invitati” che consentiva ai quotidiani di mettere in piedi qualche rara querelle…
Tuttavia, come evidenziato da J.L. Ska nel suo bellissimo e poco seguito intervento sul brano biblico riguardante la torre di Babele, parlare tutti la stessa lingua non è sinonimo di armonia ma di omologazione, imperialismo e totalitarismo…. Quindi qualche leggera critica non può che aggiungere sale a una già buona minestra.
La prima domanda è: che cosa accadrebbe se gli Ossola per un motivo o per l’altro rinunciassero a offrire alla città questa kermesse, chi la prenderebbe in mano dal punto di vista dell’impianto organizzativo e soprattutto scientifico? Sono domande poco retoriche, la risposta è in questo momento scontata, “nessuno”! E allora, non sarebbe indispensabile chiarire se si tratta di un’iniziativa privata con finanziamento pubblico oppure di un’iniziativa pubblica con gestione compartecipata anche di privati? La seconda ipotesi andrebbe a verificare la reale consistenza dell’opera, se cioè essa è destinata a diventare per molti anni il punto di riferimento per gli studiosi e gli interessati alla storia di tutta Europa oppure se sarà indissolubilmente legata alla volontà imprenditoriale dell’uno o dell’altro.
Una seconda questione riguarda la molto decantata ricaduta turistica dell’iniziativa. Gli alberghi saranno stati tutti pieni e i ristoranti stracolmi, ma tutta questa ressa in città non si è vista e per di più le presenze erano concentrate nelle giustamente affollatissime tende dove si svolgevano le conversazioni: la spiegazione è semplice, tenendo conto della chiusura domenicale di quasi tutti gli esercizi commerciali cosicché lo “spettacolo” oltre i Giardini era quello di una normale afosa domenica estiva. Dove erano le istituzioni amministrative (a parte sul palco dell’inaugurazione o a sorseggiare un caffè nella zona)? Dove il coordinamento tra amministrazione comunale, protagonisti del festival e associazione dei commercianti?
Infine uno degli aspetti più positivi è stato offerto dagli stand organizzati dalle librerie e da altre associazioni culturali: è emerso a livello visivo un panorama molto ricco della vita culturale goriziana, non ultimo l’ottimo frequentato “punto d’incontro” allestito da Isonzo Soča. E se si partisse proprio dal mettere insieme i rappresentanti della Biblioteca civica, delle librerie, delle riviste di approfondimento e delle tante associazioni culturali per avviare una riflessione condivisa non tanto sulle prossime edizioni di E’ Storia (con l’augurio che non diventi “fiera del libro”, come vagheggiato da qualche intervista in questi giorni) quanto su come costruire cultura da oggi in poi a Gorizia? In questo senso la proposta del viaggio nel Novecento che ha caratterizzato il “ventennale” di Isonzo Soča potrebbe essere davvero un file rouge che andrebbe a incidere non su un interessante week end di ascolto ma sulla trasformazione quotidiana della città (meglio delle città sul vecchio confine) e dei suoi cittadini.
Dopo il successo di questa quinta edizione di “èStoria”, il sindaco ha ripetuto la stessa medesima proposta – già avanzata lo scorso anno – per l’edizione 201O: un fiera del libro nei locali di Gorizia Fiere in via della Barca. Per la cronaca lo scorso anno aveva anche ipotizzato che la manifestazione goriziana di festival storico e fiera del libro potesse competere (e superare) la manifestazione nazionale della Fiera libraria torinese (sic)!
Davvero una location che si integra perfettamente con i luoghi di “èStoria”, dal Centro cittadino con i suoi giardini, la fontana ed i rosai fioriti all’area espositiva di cemento e asfalto. Davvero una bella idea! E a 200 metri di distanza il complesso di via Santa Chiara: 1400 metri quadri di spazi espositivi mai reso fruibili dopo un decennio!.
E, ancora: i “vulcanici” commercianti goriziani, con in testa il loro presidente Traini, che fanno? Si può pensare a richiedere al Comune la predisposizione di alcune manifestazioni di contorno magari di carattere enogastronomico coinvolgendo operatori del settore?
Ma forse tutto è troppo difficile, e allora speriamo che gli Ossola tengano duro!
Donald Lam
Così come dopo “Gusti di frontiera” edizione 2007 – e lo stesso avvenne dopo l’edizione 2008 -il sindaco si impegnò
Certo il problema della gestione compartecipata è fatto fondamentale, ma bisognerebbe in questo senso, lo ribadisco, che il pubblico avesse qualche idea in proprio. Se l’unica proposta è utilizzare i capannoni dell’ex espomego, sai che proposta! Il problema è che non si vede chi possa coordinare gli sforzi, con quale idea di fondo. D’altra parte basta vedere quello che si dice del museo dell’arcidiocesi, futuro museo del Novecento: nulla e dovrebbe essere aperto tra un anno! E’ vero che il locale è molto promettente. A mio avviso nulla impedirebbe di affiancare al livello nazionale ed internazionale una parte locale, regionale e goriziana, come sarebbe bello studiare di più la ricaduta didattica delle conferenze al mattino, frequentate da studenti ed insegnanti, forse basterebbe unascheda con l’abstract delle cose che verranno dette. Un altro aspetto è il turismo scolastico. Si potrebbero proporre gite come quelle fatte da Isonzo con chiaro scopo formativo. Ma ci vogliono idee concrete sulla politica culturale della città che non siano ipotetici luoghi dove si trattano questioni internazionali, ci vuole una spinta politica che non viene perchè, appunto, le idee concete che partano da quello che già c’è non ci sono. Il premio Antonio Sema non aveva autorità ed invece quella è un’occasione per far affluirein città scolaresche da tutta Italia. Andate a Trieste a vedere il numero di gite scolastiche a foibe e risiera che sono state fatte ad aprile, per capire come ci si può muovere.
Qualcuno mi sa dire come mai non si poteva entrare all’Auditorium della cultura friulana in occasione dell’ultima visita di Travaglio?
Sono arrivato alle 21 ed ho trovato le porte sbarrate. Abbiamo dovuto aspettare a lungo all’esterno del fabbricato; solo dopo che lo spettacolo era cominciato da un bel pezzo, ci hanno concesso (bontà loro) di entrare e sederci nell’atrio del piano terra, da dove si poteva per lo meno sentire quello che dicevano dentro. Molto più tardi, quando alla fine sono andati via i due tizi nerovestiti che impedivano alla gente di salire, ho constatato che sia nell’atrio del primo piano che nella sala c’era solo gente seduta, nessuno in piedi. Questo in contrasto con quanto sosteneva il custode che sopra fosse tutto pieno di gente.
Mi era capitato in altre occasioni di constatare che in quel luogo si poteva stare o in piedi o seduti sulle scalinate, pertanto mi domando come mai questa volta non è stato possibile.
Chi ha remato contro l’ottima organizzazione di èStoria?