Il sindaco Brulc ritiene esagerato il ripristino dei controlli sul confine in occasione del G8 in Abruzzo; Romoli risponde che non vede alcun problema, ritenendo la misura necessaria, “un deterrente contro i black blok”.
Queste parole inducono a pensare che il primo cittadino di Gorizia sappia chi sono i “black blok”, espressione giornalistica coniata otto anni fa intorno al G8 di Genova: era riferita a una mai identificata masnada di persone che “quel venerdì mattina” avevano saltato tutti i controlli possibili e immaginabili seminando in città senza trovare opposizione vandalismi d’ogni tipo; erano così riusciti a innalzare oltre modo il livello della tensione culminata diverse ore dopo. La colpa era stata riversata sulle migliaia di soggetti appartenenti ai gruppi anti globalizzazione e pacifisti riuniti già da qualche giorno in costruttive assemblee permanenti, esasperati e attaccati letteralmente senza pietà dalla polizia nelle manifestazioni pubbliche organizzate in quel triste pomeriggio di prima estate. Chi fossero i black blok e come avessero potuto portare spranghe e altre armi oltre gli innumerevoli posti di blocco non è mai stato chiarito, nonostante i processi degli anni successivi che hanno ricostruito verità molto diverse da quella allora propagnadata come “ufficiale”.
Se Romoli sa chi sono i black blok, è bene che lo dica alla magistratura invece di ostentare superficialmente sui quotidiani il proprio accordo con una misura del tutto ingiustificata; tra l’altro nel 2001 la Slovenia non era ancora nell’Unione europea e meno che meno nell’area Schengen. Oggi anch’essa fa parte del sistema di sicurezza continentale che non ha certo bisogno di camper con poliziotti che chiedono la carta d’identità per “controllare” eventuali convogli sospetti!
I dibattiti processuali sul G8 di Genova rivelarono poco alla volta un quadro molto complesso, nel quale hanno trovato posto molti inutili atti di violenza contro inermi da parte di poliziotti coperti da inquietanti silenzi politici, misteriose devastazioni attuate con bastoni di ferro tranquillamente distribuite sotto gli occhi elettronici delle telecamere, perfino la morte “in diretta” di un ragazzo in circostanze ancora molto poco chiare: cosa può centrare il momentaneo ripristino del controllo sul confine goriziano con dei pericoli reali? Nell’era in cui ciascuno di noi è seguito passo passo da qualcosa come sette satelliti artificiali, anche ammesso che qualcuno voglia entrare in Italia armato e con intenzioni facinorose come potrebbe percorrere ulteriori 700 chilometri e raggiungere L’Aquila senza essere mai fermato da nessuno ?
Quindi i controlli sul confine hanno un altro significato e sarebbe interessante sapere quale, a meno che Romoli non sappia davvero chi sono i black blok e non ce lo voglia dire…
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