Mentre la campagna elettorale italiana si conclude sul pressante interrogativo se la cessione di un giocatore del Milan danneggerà o meno l’immagine di Berlusconi, il Presidente degli Stati Uniti sembra avviato a confermare le attese riposte in lui fin dal suo ingresso alla Casa Bianca.
Vola in Egitto dove pronuncia un discorso memorabile, forse più dal punto di vista culturale che politico: l’affermazione secondo la quale l’Islam fa parte del patrimonio costitutivo dell’identità degli Stati Uniti rivoluziona la concezione tradizionale delle relazioni interculturali oltrepassando la fase della tolleranza per entrare in quella della convivenza.
I musulmani infatti non sono “ospiti” più o meno graditi di un Occidente “cristiano”, lo stesso concetto di Occidente non può più essere legato a un aggettivo religiosamente o filosoficamente connotato: torna cioè a essere uno spazio geografico dove residenti e immigrati si incontrano convivendo e costruendo insieme una nuova societas nella quale la ricchezza di ciascuno diventa sviluppo per tutti.
E’ evidente che occorrono nuove regole in grado di evitare lo scontro tra tanto pronunciate diversità e soprattutto di garantire a ciascuno la forza di uno Stato di diritto: il cammino verso un’integrazione in grado di valorizzare la libertà democratica e la convinzione di ciascuno non sarà né breve nè facile.
Tuttavia il messaggio di Obama apre una strada nuova e invia un chiaro messaggio agli integralismi religiosi, anche a quello di chi pretende di definire “cristiano” il mondo occidentale… E naturalmente anche a chi in campagna elettorale si presenta come “baluardo di cattolicità contro l’invasione” (così il candidato sindaco leghista di Azzano X ma anche tanti altri) senza ricevere per simili affermazioni alcuna pubblica riprovazione da parte delle autorità religiose.
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