L’articolo 3 della Costituzione dopo aver sancito l’uguaglianza dei cittadini senza distinzione alcuna, quindi anche di condizione personale e sociale, continua:”E compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che, limitando di fatto la libertà e l’uguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica,economica e sociale del Paese.” Sostiene cioè l’inevitabilità di un processo che deve vedere la “Repubblica democratica” impegnata a realizzare l’uguaglianza formale in uguaglianza sostanziale del godimento dei diritti. Richiama così di fatto la consapevolezza di operare per superare ogni distinzione tra democrazia formale e democrazia sostanziale. E poiché la politica è mediazione, costante e in divenire come la stessa democrazia, e poiché le diversità originano inevitabilmente conflitti di interesse, sociali ambientali economici e culturali in quanto valoriali, un sistema sociale e quindi politico, se democratico deve operare per mediare quelle diversità, nella garanzia dei principi di uguaglianza di diritti e doveri, ed evitare così che i conflitti, da motore della democrazia di ogni società liberale, diventino, specie se rimossi o negati, rischio di spaccature ingovernabili e pericolose per la stessa democrazia. Ma ahinoi, da una ventina d’anni la pratica politica si è ridotta a tatticismi di palazzo per la conquista del potere (pardon della responsabilità di governo, la cosiddetta governabilità), e ha ridotto il sistema dei partiti in partitocrazia, riducendo la democrazia a potere della maggioranza. E poiché negli ultimi 17 anni di sistema maggioritario la situazione si è deteriorata come mai prima, con questo referendum (se vincono i sì) alla maggioranza relativa, cioè del partito (nemmeno alleanza) che raggiungerà il maggior numero dei voti fosse anche del 20% e un voto in più di tutti gli altri, sarà attribuito il 55% di deputati e senatori (con sbarramento del 4% e 8% rispettivamente). E i cittadini che vogliono votare partiti minori per far sentire la propria voce in Parlamento? Si convincano che sono dispersivi e frammentari perché così la pensa la maggioranza e quindi se non capiscono sono anche antidemocratici (visto che finalmente democrazia è sinonimo di maggioranza… Ricorda qualcosa di infausto!) Dal bipolarismo (accordo bipartisan tra alleanze), al bipartitismo (accordo tra i due maggiori partiti di minoranza…detti anche di maggioranza relativa. Eh quando c’è chiarezza politica! Dimenticavamo l’alternanza, garanzia di un sistema maggioritario (in democrazia garantita dalla maggioranza, ovviamente). Chi vince comanda e gli altri aspettano e si preparano (par questo non serve tenerli in parlamento, pagandoli!): la politica e la democrazia ridotte, ben che vada, a scommessa di potere. Berlusconi ha gia dichiarato che se vince (i sì) avrà la responsabilità di avvalersi della volontà dei cittadini (anche con il 50% del 50,1% degli aventi diritto, cioè col 25% dei cittadini più uno come vuole una vera moderna democrazia!). E così troviamo partiti che difendono la democrazia ma non perchè temono di essere tagliati fuori dal potere, pardon dalla responsabilità di governo; partiti che avevano raccolto le firme ma non vogliono essere diabolici; e partiti che continuano imperterriti a identificare la loro tattica politica con i principi della democrazia, e voteranno sì. Il terzo quesito contro la candidatura in più o tutte le circoscrizioni: la personalizzazione della politica, che tristezza, costretti a votare NO per votare contro il culto della personalità.
D'accordo su tutto, solo non ho capito bene due cose:
1. perché votare "no" al terzo quesito "contro il culto della personalità".
2. che "moralità" c'è nel comportarsi come Di Pietro e company che hanno messo in piedi una campagna senza pari per raggiungere le firme necessarie a mettere in piedi questi referendum (quanti sabati passati a autenticare…) e adesso lo contrastano?