La legge regionale che istituisce le ATER attribuisce loro questi compiti:
1. fare politiche ed azioni per abbassare gli affitti. E invece l’Azienda pubblica si comporta come una privata, condivide gli stessi obiettivi e le stesse azioni delle imprese costruttrici. Politiche che hanno determinato negli ultimi anni un aumento degli affitti molto più alto di quello degli stipendi incidendo in percentuale insopportabile sul bilancio mensile di molte famiglie.
2. fare nuove case popolari. E invece l’Azienda pubblica per la casa le compera pronte. Del tipo proposto dalle imprese, agli alti prezzi imposti dal mercato. In tutta Europa invece gli enti pubblici fanno case a costi bassi, indirizzano il mercato, scelgono le tipologie idonee, pianificano il territorio. Per non parlare del Contratto di quartiere 2: dai 54 alloggi previsti sei anni fa ai non si quanti di oggi; da un edificio che dopo sei anni doveva essere bello e finito al non si sa se sia finito nemmeno il progetto. E gli amministratori a dire sempre e comunque “è tutto a posto” ecco che adesso “si è sbloccato l’iter” o ad incolpare quella “maledetta burocrazia…”
3. conservare il proprio patrimonio, farne manutenzione e darlo in affitto a un buon prezzo. E invece oggi mette in vendita un gran numero di alloggi, anche all’asta, a chi non è inquilino, a chi offre di più. Un bene pubblico trasformato in soldi. E il patrimonio costruito con le tasse e i sacrifici di tutti noi viene venduto per fare cassa. E con il ricavato della vendita di 189 alloggi, l’ATER pensa di realizzare 1 milione di euro: i soldi necessari per fare 4 o 5 di nuovi alloggi. Un formidabile affare (189-5) =184 alloggi popolari in affitto in meno e 184 famiglie che dovranno rivolgersi al mercato privato.
Marketing immobiliare e piani strategici dell’amministrazione dell’ATER concordano alla perfezione. Dovrebbero esser “in concorrenza” e invece ente pubblico e privati condividono linguaggi e obiettivi, portano avanti gli stessi interessi. Ma è proprio dalle parole e dalle dichiarazioni fatte ai quotidiani dagli amministratori pubblici che si svela il corto circuito che pone in dubbio il senso stesso dell’ATER. Nel momento in cui ammettono la propria incapacità a costruire a prezzi più bassi di quelli fatti dalle imprese non si rendono conto di andare contro i propri fini istituzionali e di mettere in gioco l’esistenza stessa dell’Ente. A chi serve allora un ATER così?
Perché chi ha bisogno di un alloggio deve transitare all’ATER e fare un passaggio in più?
Perché la Regione non manda direttamente chi ha bisogno di una casa dalle imprese che li costruiscono?
la compagnia dei transalpini
xè anorum che sinto dir che l'iacp, ater de des, deve serar
prima parchè "altri", quei che conta, quei che fa girar l'economia, ghe dava fastidio un ente che fasse case e i le afite più a bon prezo,
dopo parchè quei che i comanda, dentro, no i sa o no i capisse
o invesse i capisse fin massa ben, dove i vol portar 'sta barca?