Non si può rimanere indifferenti di fronte agli arresti dell’altra notte: accusati di aver fomentato disordini in passato sono stati rinchiusi in custodia cautelare 22 esponenti dei centri sociali italiani, alcuni dei quali veneti molto conosciuti e impegnati anche dalle nostre parti. La concomitanza con la vigilia del vertice G8 de L’Aquila è smaccata, non può non venire in mente un simile epidsodio recentemente accaduto a Monfalcone quando alcuni operatori del centro di Via Natisone sono stati tratti in arresto e poi rilasciati proprio in concomitanza con la conferenza governativa sulle droghe (poi è stato messo sotto indagine chi li aveva inquisiti). Non si entra in merito alle accuse rivolte ai giovani, bensì alla tempistica: c’è il rischio di un pericoloso innalzamento della tensione causato da misure preventive che sembrano troppo simili alle intimidazioni e alle provocazioni mediatiche che precedettero il mai dimenticato G8 di Genova. Comunque sia uno Stato democratico che offre l’impressione di tutelare il corretto svolgimento di un vertice internazionale attraverso quelle che sembrano vere e proprie “retate” preventive suscita inquietudine e preoccupazione. Anche più del terremoto che pare intenzionato a far sentire anche lui la propria voce ai cosiddetti Grandi della Terra che si riuniranno nei prossimi giorni in Abruzzo.
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