Seduto a ripararsi dall’afa estiva nel boschetto dei Giardini pubblici un anziano cittadino stava leggendo il suo quotidiano preferito quando improvvisamente sussultò; tornò alla prima pagina per nulla rassicurato dalle notizie relative al prossimo congresso del Pd e alle reazioni di fronte al decreto sicurezza, vide la data e pensò di aver capito: il giornale aveva senz’altro deciso di riproporre un interessante foglio antico, testimonianza su come si viveva a Gorizia forse un centinaio di anni prima.
“Vietato lordare i muri”, “vietato espletare i bisogni corporali nei Giardini pubblici”, “vietato l’uso improprio delle panchine”… Strano, quel “vietato chiedere la carità davanti alle chiese” non se lo ricordava bene, anche perchè una simile ingiunzione avrebbe a quei tempi suscitato una grandinata di proteste da parte delle agguerrite parrocchie cittadine. Tuttavia quella pagina di giornale che conteneva l’ordinanza l’aveva fatto tornare bambino, ai bei tempi in cui Gorizia era considerata la Nizza d’Austria, non c’era un traffico pazzesco sulle strade, la città era piena di fascino e di cultura, ci si incontrava parlando tutte le lingue della Mitteleuropa a seconda del contesto in cui si era. Non c’era neppure bisogno di quelle leggi statali che poi sarebbero state emanate e che nessuno si sarebbe sognato di far rispettare, bastavano quelle semplici raccomandazioni pubblicate dagli amministratori di allora a salvaguardare il buon costume.
“Quanti ricordi!” pensò il vecchio ripiegando il giornale e pensando ai miliardi di affamati che popolano oggi il Pianeta, alla difficoltà incontrata dai Governi nel regolare l’irrefrenabile escalation dell’immigrazione, ai milioni di residenti in Italia che hanno perso e rischiano di perdere il posto di lavoro le cui famiglie si possono permettere come alloggio un automobile quando non un semplice cartone, ai bambini sfruttati dalle mafie internazionali… ai cantieri cittadini che impediscono per anni il transito delle persone sui marciapiedi pubblici, alle buche e agli incroci male illuminati e mal segnalati che rendono quasi impossibile l’uso delle biciclette, alla fine del dialogo così costruttivo con gli amici dall’altra parte della città… Ovviamente, come tutta la beata senectus, riteneva che quel passato fosse inevitabilmente migliore del presente, d’altra parte quell’antico aulico linguaggio lo riportava soltanto ai ricordi dell’infanzia.
Notò poi che nella stessa pagina si parlava di “ripristino dei controlli di confine” e immaginò che si trattasse di quello sullo Judrio, ne aveva sentito parlare da suo padre che era nativo di Brazzano, lui era troppo piccolo anche solo per conservarne un barlume di memoria.
Incuriosito da questo tuffo nel passato volle andare a leggere la data di quel foglio-revival, era troppo piccola per i suoi occhi stanchi: cercò nel taschino gli occhiali, li inforcò e percepì a malapena 4 luglio 2009. Comprese che ormai la vista era annebbiata o la testa non funzionava più, la sua ultima speranza era una dimenticanza o un refuso giornalistico. Si incamminò tristemente verso casa e non vide gli uomini in divisa scendere precipitosamente dalle loro vetture…
Prima parte
Quel giorno passeggiando per città gli pareva di sentire le parole del nonno.
All'incrocio con via Nelson Mandela (ex Duca d'Aosta) salutò l'amico lavavetri kossovaro. Di macchine non ne passavano tante perché ci si muoveva a piedi e in bici, ma i goriziani erano ben felici di farsi pulire i vetri e lasciavano pure una bella mancia. La città aveva un aspetto allegro: aveva da poco vinto un premio per le più originali pitture murali. Passò sulla bella piazza pedonale di San Rocco, e davanti alla chiesa, il nero sulla porta non chiedeva l'elemosina, era il parroco che salutava i fedeli che uscivano.
Gorizia aveva da poco superato i 350.000 abitanti. Era la più popolosa città dell'euro-regione ma non fu solo per questo motivo che ne diventò la capitale. Erano già dieci anni che l'ospedale transfrontaliero (il nuovo ospedale Basaglia) funzionava benissimo e le persone da Trieste, Udine e Lubiana venivano a curarsi qui. Una comunità di neri gestiva la mensa dei cappuccini. Isonzo-Soca, la rivista più letta in tutto il territorio, era tradotta in diciotto lingue diverse. La Pro Gorizia aveva da poco vinto la coppa campioni. La città era guidata dal centrodestra. Alle ultime elezioni la sinistra si era presentata con 37 liste diverse che avevano tutte ottenuto meno del 3% e nessun rappresentante era entrato in consiglio comunale.
(continua)
seconda parte
Il nonno glielo raccontava spesso. Tutto era cominciato dopo quel 4 luglio del 2009. Non vide gli uomini in divisa scendere precipitosamente dalle loro vetture, ma quando tornò indietro per salutare la signora dei giardini la trovò li a discutere con quegli uomini. Che come vennero anche se ne andarono. Fu la signora che non se ne andò. Anzi, successe che alcuni giorni dopo un siciliano con cui la sarda fece subito amicizia, piantò un altra tenda li vicino. Poi un altra, di un ucraino, spuntò al parco della Rimembranza. Poi due, con un russo e una americana, alle Casermette. Quattro o cinque tende, di francesi, sull'Isonzo vicino al centro sociale, una decina (di gente venuta chissà da dove) dentro il cratere di via Trento. A Nova Gorica (si chiamò così ancora per poco perché di li a breve si fuse con Gorizia e gli italiani iniziarono a chiamare Gorizia le due città, gli sloveni Gorica, Gorz la grande comunità tedesca e così via tutte le altre comunità) le prime tende spuntarono davanti al Comune poi vicino agli ingressi dei casinò. Al Baiamonti si formò una piccola tendopoli romena, con cavalli naturalmente. Poi, nonostante i controlli sul confine ancor più rafforzati, la situazione precipitò: la città si popolò di persone che venivano da tutte le parti del mondo, le funzioni urbane via via si arricchirono, rifiorirono i commerci e tutti trovarono un lavoro ben retribuito, si rafforzarono le tutele dei diritti delle persone, i politici si occuparono del bene comune e tutelarono gli interessi generali.
(continua)
terza parte
Negli anni successivi i giardini pubblici e il parco della Rimembranza diventarono più belli di quelli di Versailles. Furono rimesse a posto tutte le strade, i marciapiedi e fu costruita una rete di percorsi ciclabili. Il cratere di via Trento fu riempito e il bellissimo edificio costruito diventò un centro direzionale. La scuola Pitteri fu ristrutturata e riaperta ai bambini di tutte le nazionalità arrivate in città. Le casermette si trasformarono in case popolari con parco giochi, palestre, piscina e un posto dove suonare la musica di tutte le parti del mondo e per tutta la notte. Al Baiamonti la Pro sconfisse l'Inter, l'Arsenal e il Real Madrid in rapida successione. L'ex centro sociale tornò ad essere centro sociale.
Doveva sbrigarsi perché come ogni sera a Gorizia c'era una festa. Ma quella di stasera sul prato verde in piazza Travnik (da poco risistemata in tempi record) era una festa davvero speciale. Era arrivato all'incrocio fra via Obama (ex via Diaz) e corso Verdi. Alzò lo sguardo sopra l'ingresso dell'ex sede della Cassa di Risparmio e vide l'ora, la temperatura e la data. Era il 4 luglio del 2039.
Era il trentennale dell'ordinanza comunale che aveva fatto di Gorizia la città europea dove si viveva meglio.
Nello stesso momento, in Italia, era da poco uscito il cinquantasettesimo decreto sicurezza e tutti davanti alla TV seguivano i preparativi per il centoquattresimo compleanno del presidente del Consiglio.
la micia de corte:
ma che be sto logo! e dove saria?
quelachesacunmi:
ta la zuca deun che missia sogni e incubi … ma te se pense ancora 30 ani de sto presdelCons?