Gradisca d’Isonzo. La notizia non sembra sconvolgere nessuno tuttavia decine di immigrati rinchiusi nel centro per immigrati irregolari (da domenica purtroppo si deve utilizzare il termine “clandestini”) stanno attuando uno sciopero dela fame a oltranza. Protestano contro l’allungamento a sei mesi del periodo massimo di detenzione prima dell’espulsione e contro le condizioni di grave restringimento dei limiti della loro libertà. Due governi di centro sinistra fa, i sostenitori della legge Turco Napolitano avevano giustificato la pubblicazione di tale normativa sostenendo che gli allora “Centri di permanenza temporanea e accoglienza” erano degli alberghi, peraltro smentiti dalla pesantezza delle sbarre che venivano portate all’interno dell’ex caserma Polonio durante la costruzione. Il successivo “Berlusconer bis” con la Bossi Fini (quest’ultimo sembra essere nel frattempo pentito…) aveva raddoppiato i tempi massimi di “alloggio” e aveva tolto la “a” di accoglienza dalla sigla “cpt”. L’ultimo governo Prodi non aveva fatto assolutamente nulla, mantenendo in piedi i cpt e sedando con promesse irrealizzabili le manifestazioni di popolo che avevano caratterizzato il periodo precedente: i numerosi tentativi di fuga richiamavano che forse non si trattava di un grand hotel tuttavia ben pochi sembravano darsene pena. E ora nell’impotenza dei “movimenti”, nell’imbarazzo del centro sinistra e nell’ormai esplicito razzismo di alcune forze governative si è costretti a stare nel “centro” fino a sei mesi. Almeno il nome non è più un eufemismo: si chiama “Cie”, centro di identificazione e espulsione, lasciate ogni speranza o voi che entrate… magari persone che lavorano o abitano accanto a te da anni, con le quali sei diventato amico; o poveracci che fuggono la guerra e non conoscono le normative sulla richiesta d’asilo (altro capitolo interessante – vedi il Centro san Giuseppe della Caritas che rischia di chiudere da un giorno all’altro perché non riesce a far fronte alle esigenze di chi è in Italia dimenticato dallo Stato anche se tutelato da un diritto costituzionale).
Nessun governo negli ultimi anni ha affrontato con efficacia e umanità la difficile questione dell’immigrazione, si è preferito giocare all’italiana, con promesse mirabolanti del centro sinistra e concessioni disumane del centro destra. Dove andremo a finire?
è vero: è scandaloso che questo passi senza che si faccia qualcosa. Gente in cerca di vivere meglio, arrestata e reclusa in quella struttura. Facciamo noi del Forum qualcosa, non possiamo stare zitti. Altriementi il razzismo incontrastato ci avvelenerà e la nostra anima farà la fine del topo. alla ripresa delle attività ne parliamo. adg
….quante grandi, pesanti, ridondanti parole…
io ci lavoro dentro al CIE di Gradisca e non è proprio così e mi urta da morire leggere delle non verità…..
Bene! E' possibile che chi non vive dentro le cose ci metta pesanti e ridondanti parole. Ma allora, caro Anonimo, spiega com'è dentro, tutti saremmo più informati e parleremmo meno a vanvera. Mi pare che le visite dall'esterno non siano incentivate, dunque sbagliare è lecito, non correggere invece è un errore. adg
Anch'io vorrei sapere quali "non verità" sono contenute nel post.
Che si lavori dentro o fuori del Cie credo sia difficile smentire la ricostruzione delle leggi che l'hanno istituito; come pure lo stato di detenzione degli ospiti e il verificarsi periodico di forti proteste (l'ultima con intervento della polizia).
Ben venga una smentita con fatti precisi a ciò che tutti i giornali hanno scritto e che comunque l'autore del post (e di questo commento) ha verificato di persona.
Andrea Bellavite
Resto sempre in attesa della verità rivelata circa le reali condizione di vita e detenzione nel Cie da parte dell'Anonimo operatore. Su, fatti avanti: descrivi le non verità ma soprattutto le verità circa le reali condizioni. Poichè "ti urta da morire leggere delle "non verità", raccontaci tu la verità. A me interessa.
dario ledri
Anche a me. Se hai il privilegio di conoscere la verità, per favore, parla!
Ciao a tutti quelli che avendo letto il mio commento mi hanno risposto chiedendomi qualcosa di più. Grazie. Non pensavo di ottenere tanto interesse! Spero di riuscire a portarti dentro di persona, caro Andrea (tu mi conosci bene e ti telefonerò per farci una bella chiaccherata come i vecchi tempi), ma devo parlare di questa cosa prima con il direttore e non so chi altro; ho una persona importante dalla mia parte e ci stiamo muovendo in tal senso.
Prima di entrare in un posto del quale quasi non conoscevo l'esistenza, tutte queste situazioni mi turbavano moralmente e spiritualmente, poi eccomi dentro senza accorgemene. L'impatto con una realtà completamente sconosciuta, il primo mese di lacrime trattenute a stento, a volte no, sentendo racconti di vite sciupate, perdute, imbrattate dalle più ignobili e miserevoli azioni disumane compiute o subite…. e l'orrore di certe verità….. mi veniva da vomitare e avrei voluto non essere lì, ma il pensiero di poter fare qualcosa di buono, un gesto, un sorriso, un abbraccio e un ascolto attivo e sempre pronto mi hanno trattenuto dal non fuggire…. dopo questo mese scopro l'altra faccia della medaglia e ora dopo 5 mesi di lavoro le lacrime hanno lasciato posto alla delusione, alla rabbia, alla frustrazione.
Sono poche, si possono contare sulle punte delle dita, le persone trattenute all'interno del CIE che veramente sono "Persone" e queste se ne stanno tranquille, non è un eufemismo, ad aspettare; collaborano, non ti creano "problemi", non ti sputano in faccia, non ti raccontano balle, non ti minacciano con una lametta, non ti affibbiano un cazzotto, non ti vomitano parolacce… con loro riesci a parlare, riesci a dare loro un sostegno morale e sanitario vero, con loro preghi lo stesso Dio anche se ha un altro nome, con loro aspetti ed esulti quanto se ne vanno e ti guardano con il grazie negli occhi che ti ripaga per tutte le angherie subite dagli altri.
Gli altri; tossici da far paura, assassini con più condanne sulle spalle, che non hanno nulla da perdere e quindi tentano tutto pur di non tornare al loro Paese perchè sanno cosa li aspetta…
Gli altri, che si inventano le storie più terrificanti per ingraziarsi gli operatori che poi scoprono quali soprusi avevano compiuto ma troppo tardi, e si ritrovano con le orecchie tagliate….
Gli altri, che inscenano malori acuti mortali pur di andare in infermeria e ottenere, per sfinimento dei sanitari, goccie e pastiglie da sniffarsi o da rivendere ai loro compagni….
Gli altri che si procurano tagli su tutto il corpo, e sanno fino a che punto tagliarsi per non correre pericolo, per ottenere magari un invio in pronto soccorso e tentare così la fuga…
Gli altri che non muoiono sicuramente di sete, anzi, ti lanciano addosso le bottiglie di acqua, che fanno male!, se non vengono esauditi i loro desideri…. sigarette-caffè a tutte le ore del giorno e della notte portate dai 2 o 3 operatori di tuno che corrono come trottole per tentare di tenerli "buoni" sapendo che non saranno mai accontentati….
Gli altri per i quali ho sprecato parole, carezze, lacrime ed ai quali ora non credo più.
Questa è la mia verità, quella che vivo ogni giorno al CIE di Gradisca.
E ci resto per quelle poche Persone che veramente sento di poter e dover aiutare. E' poco, ma mi basta per sentirmi utile.
Grazie per avermi ospitato.
Grazie per questa testimonianza, molto utile per comprendere una parte di verità. Spero che il gentile interlocutore possa ancora raccontare della sua esperienza davvero faticosa. quello che viene da chiedersi è però se il fatto di essere assassini o tossici giustifichi una detenzione comunque, sembra dal racconto, del tutto inutile per cercare quantomeno di far uscire qualcuno da questa situazione. E' un po' la situazione del carcere, dove si butta via il tempo, abbruttendosi ancora di più. Sottolineo l'importanza di avere il quadro della situazione senza ideologie, ma chiedendosi quali possono essere gli strumenti di azione, visto che quelli attuali sembrano del tutto inadeguati.
Caro anonimo operatore del Cie, ti ringrazio per la tua testimonianza. Una testimoninz vera, sofferta, per niente ideologica, che mette in luce le enormi difficoltà di un lavoro estremamente duro e, nel contempo, sgombra il campo da un buonismo di maniera che non vede, perchè non vuol vedere, la violenza, la prevaricazione, il degrado dei cosiddetti "altri". Quelli che per definizione sono presentati semplicemente come "gli ultimi". Resta però una domanda inevasa: quali altre risposte dare, quali alternative – una volte eliminati gli aspetti più vergognosi della costrizione e della violenza dell'istituzione – praticare per una soluzione che almeno adombri una possibilità di inserimento e di riscatto?
Salve a tutti,
ci lavoro anch'io là dentro.
Concordo con ciò che ha scritto Anonimo che saluto.
Un'immagine fra le tante:
Ospite "difficile" con tre batterie (ministilo) in pancia, che ha appena rifiutato la loro rimozione endoscopica in ProntoSoccorso dove era stato trasportato con urgenza.
Tale ospite porta allo sfinimento sanitari ed operatori per essere ri-portato in ProntoSoccorso perchè ora vuole la rimozione.
Tutto questo minacciando di ingoiarne altre.
rispondo a gig.ci rendiamo conto che stiamo parlando di un uomo come noi che decide o no di farsimtogliere le batterie della pancia! Saranno stanche e stufi sanitari ed operatori, ma anche chi fa l'uomo-transistor non credo chge se la passi poi bene. Dunque la regola, in questi casi, è cercare soluzioni valide per tutti, mentre per me non si fa nulla!
Per te non si fa nulla.
Bene.
Su che basi lo dici?
Ma soprattutto hai capito o no il gioco che certi ospiti fanno per far dire a persone come te che "lì dentro si può morire", che loro "non vengono curati", che "lì non si fa nulla"?
Non è difficile…
Forse ai più sfugge che, in pratica, il CIE tende a raccogliere e concentrare un certo tipo di immigrato irregolare: galeotto, autolesionista, spacciatore, tossico (va molto il crak e l'ero fumata),mentitore cronico (tutti hanno una mammma morta) e dedito alle più classiche attività della bassa criminalità. Frequentemente queste persone ricevono, al termine del trattenimento un foglio di via in base al quale dovrebbero, volontariamente, lasciare l'Italia…
😀
Eh!Eh!
Vengono ripresi, altro giro, altro CIE.
Altri, i più silenziosi, quelli poco avvezzi al crimine, al ricatto, paion lì veramente per un accanimento della sfortuna, per uno scherzo crudele.
E soffrono in silenzio.
E' ovviamente più difficile identificare i primi che quindi non sempre vengono rimpatriati ma accompagnati all'uscita in attesa di essere riacciuffati (ripeto: c'è un ricircolo degli ospiti) in modo da far dire ai nostri rappresentanti al governo che i CIE sono pieni e che la lotta alla criminalità è efficace come non mai.
Molto interessante il dibattito intorno ai temi di questo post, toccanti e molto coinvolgenti le testimonianze (anche se sarebbe interessante sentire qualche racconto da parte degli "ospiti"). Non mi sembra che sia stato smentito alcunché delle affermazioni originarie che quindi si ritiene possano essere ancora tranquillamente considerate "vere": l'inutilità – e la dannosità – di strutture come il cpta, il cpt e il cie; la passata e presente miopia politica di sinistra e di destra (che però è arrivata ormai oltre le soglie del razzismo) sul tema dell'immigrazione; il disagio (grave) di chi è ospitato nel Cie. Tutto ciò indipendentemente da come ogni Persona vive la propria detenzione e dai lodevoli sforzi di chi si adopera per rendere più umana la situazione di sofferenza esistente. Chi scrive ha visitato spesso il cpt quando si chiamava così e ha seguito con attenzione le vicende attuali del Cie (e del Cara). La situazione era già in quel tempo penosa: si può supporre senza essere Pico della Mirandola che le nuove leggi abbiano peggiorato e non migliorato il clima…
Andrea Bellavite