Sono passati pochi mesi da quando l’ex direttrice sanitaria isontina, Manuela Baccarin, accompagnò i consiglieri comunali della Commissione welfare, guidati dall’assessore Romano e dal presidente Stasi, a fare una visita all’ospedale nuovo. La visita era stata richiesta da tempo dai consiglieri, ma per mesi non era stata concessa, adducendo i più vari motivi. Mentre percorrevamo i corridoi, scoprendo che le porte di alcune terrazze non si aprivano e che i balconi in certi casi erano pericolosamente bassi, una cosa ci rincuorò: il Punto Nascita. La dirigente ci fece vedere una magnifica camera per le puerpere, da condividere con il marito, la bella culla per il neonato, i mobili allegri e colorati, adeguati al felice momento. Era una camera da sogno, che per un attimo fugava tutti gli interrogativi ed i dubbi sul buon funzionamento della nuova struttura. Oggi le parole dell’assessore regionale alla sanità Kosic ci fanno bruscamente risvegliare dal sogno. Il Punto nascita di Gorizia rischia di essere chiuso, data la scarsità di utenti. Viene da chiedersi innanzitutto perché si allestiscono reparti o servizi se poi essi, pochi mesi dopo, non servono più. Secondariamente Kosic indica in quelli di Trieste, Udine e Pordenone gli ospedali di riferimento. Di Gorizia non si dice nulla, evidentemente relegando la nuova e costosissima struttura a rango inferiore. Kosic afferma che per avere un servizio sicuro ed efficiente non è scandaloso “che il cittadino possa fare 50 chilometri”. Osservazione giusta,se non fosse per il fatto che la direzione di marcia è unica, cioè sono solo i goriziani a dovere uscire dalla loro città e quasi nessuno ormai ci entra. La volontà di depauperare sempre di più l’Isontino da servizi e competenze professionali sanitarie e non solo è sotto gli occhi di tutti. Credo che il sindaco e l’assessore al welfare debbano attivarsi da subito per scongiurare che Gorizia perda anche questo fondamentale servizio.
Anna Di Gianantonio, consigliere comunale Forum
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