Un altro giorno di passione per i lavoratori della Carraro. Ieri hanno incassato la solidarietà di tutta la città, dal sindaco che si è fatto portavoce del documento unitario del Consiglio Comunale all’Assessore regionale alle attività produttive Pascolin, dai gruppi locali del Forum per Gorizia e Rifondazione Comunista ai semplici cittadini che si sono avvicinati al presidio per ricevere informazioni.
Per tutti l’atteggiamento dell’Azienda è “inaccettabile”, le soluzioni proposte sono diverse: chi propone un tavolo di trattativa in grado di coinvolgere tutti i soggetti, chi l’immediata revoca del provvedimento di mobilità, chi spera di ottenere almeno le garanzie minime della cassa integrazione. Fatto sta che il diretto interlocutore, cioè lo stesso Carraro, non si fa trovare da nessuno ed evidentemente non ha alcun interesse a rendere conto del suo operato. Dopo aver usufruito di tutti i benefici derivati dalla zona franca e dalle sovvenzioni pubbliche per l’imprenditoria se ne va lasciando nella disperazione decine di famiglie. Meraviglie di un capitalismo deregolato!
Anche per questo lo scenario è cupo e va allargato purtroppo a tutto l’ambito produttivo del Goriziano: molte fabbriche sono in grave difficoltà, dove ancora non è scattata la mobilità sono stati anticipati i pre-pensionamenti e bloccate le assunzioni. I primi a “lasciarci le penne” sono gli immigrati regolari che si sentono sempre più spesso dire – più o meno gentilmente – “non è questione di razzismo, ma dobbiamo prima pensare ai “nostri”.
Secondo gli economisti la crisi deve ancora far sentire tutti i suoi effetti. Allora è più che legittima una domanda: al di là dell’ovvia solidarietà e degli equilibrati documenti politici cosa si sta facendo in concreto per evitare in tempi brevissimi che tante altre imprese seguano il cattivo esempio della Carraro? E – che è l’altro versante della stessa medaglia – quali ammortizzatori sono stati previsti per lenire il disagio di chi perde il posto di lavoro e sa che difficilmente potrà trovarne un altro?
questa protesta sacrosanta non può rimanere isolata, in un punto della città invisibile! A me pare che nel paese si lotti, ma sempre da soli, senza connessioni e collegamento. I lavoratori facessero un presidio in centro città!
A Gorizia non c'è lavoro il sindaco pensa a a bucare tutta la città le famiglie sono al lastrico è i pochi posti di lavoro chiudono.
Ma che dobbiamo fare per essere sentiti?