La vicenda Carraro ha trovato una giusta eco nel documento approvato all’unanimità dal Consiglio Comunale. Quello deciso dall’azienda è un drastico ridimensionamento attuato nel più odioso dei modi, e così la città si trova con 80 occupati in meno e 80 famiglie sulla soglia della disperazione.
Non sono gli unici, purtroppo, ogni giorno arrivano notizie di fabbriche in difficoltà, esercizi in chiusura, lavoratori in mobilità, cassaintegrati e licenziati: un vero bollettino di una guerra che per il momento non sembra certo essere breve.
La questione del futuro occupazionale della città è decisiva: che sarà dei tanti che perdono il lavoro a 45 – 50 anni e che difficilmente troveranno nuove assunzioni? e degli immigrati stranieri regolari, con figli ormai da tempo integrati nella società la cui permanenza in Italia è legata indissolubilmente al posto di lavoro? e dei giovani che sono costretti a emigrare per potersi realizzare?
Il documento approvato ieri sera in Consiglio include la scelta di dedicare un’intera seduta al tema, cercando di arrivare anche all’approvazione di qualche delibera: quale piano di sostegno a un’imprenditoria sostenibile? Gorizia ha ancora delle risorse da investire per trasformare in occasione la propria ricchissima storia e cultura? Come coniugare le esigenze della città con quelle già previste nel piano integrato della Provincia e dei Comuni limitrofi, nonché con le ampie prospettive transfrontaliere?
A queste e a molte altre domande dovranno rispondere sia la politica che l’economia del Goriziano, cominciando dai Sindacati, dalle Associazioni di categoria degli imprenditori e dei lavoratori. E’ urgente cominciare a incontrarsi e a trovare soluzioni immediate e a lungo termine; è la più pressante sfida cui dovranno rispondere i presenti e futuri amministratori della città.
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