Berlusconi indignato per l’ultima puntata di Annozero. Dopo aver negato ogni parola detta in precedenza dalla D’Addario ed essere passato poi all’ironia ridanciana ora “si indigna” perché le sue bugie vengono definitivamente smascherate. I suoi adepti nel frattempo hanno fatto fuori professionalmente il direttore del quotidiano cattolico Avvenire e hanno tentato – per il momento senza riuscirci – di silurare perfino il presidente della Camera Fini. Una vera e propria guerra, insomma, che rivela almeno tre problematiche importanti: la necessità che in un sistema politico libero e democratico chi decide di assumere ruoli pubblici sia senza ipocrisie pronto a riconoscere ogni responsabilità anche di fronte all’inevitabile scandaglio mediatico della sua cosiddetta vita privata; l’urgenza di un giornalismo autenticamente autonomo, in grado di essere come in altri Stati il vero “cane da guardia” che difende il cittadino dai soprusi del Potere; la garanzia costituzionale della piena libertà di espressione e di stampa con il corrispondente diritto dei cittadini all’informazione, fatto salvo ovviamente il divieto di calunnia peraltro sanzionato dal Codice Penale.
Tutto ciò indipendentemente dal giudizio su trasmissioni come quella di Santoro: alcuni possono uscirne entusiasti, altri perplessi, alcuni rinviano appuntamenti per sintonizzarsi, altri preferiscono gli altri canali… L’importante è che siano garantiti spazi di libera espressione, a condizione che essi siano fondati sulla colonna portante di ogni atto giornalistico serio, ovvero la “prova documentaria”. Ed è questa, piaccia o meno, la forza inquietante di Annozero.
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