L’Arcivescovo De Antoni, nell’ampia intervista sul Piccolo della scorsa domenica, tra le altre riflessioni ne offre due particolarmente rilevanti.
La prima riguarda l’invito a “investire in Cultura” e ci si augura che anche questo autorevole appello non faccia la fine di tutti quelli che il Forum per Gorizia ha rivolto in questi anni all’amministrazione comunale (cioè praticamente il classico cestino). La grande ricchezza che Gorizia ha è proprio la sua storia culturale, in particolare quella di un Novecento che deve ancora essere del tutto indagato e approfondito: solo per presentare qualche esempio, la prima guerra mondiale, il periodo del fascismo e del nazifascismo, i campi di concentramento di Sdrauscina Gonars e Visco, la seconda guerra mondiale, le foibe, il lentissimo processo di sviluppo postbellico, la fine della Confederazione jugoslava e la nascita della Repubblica di Slovenia, l’ingresso di quest’ultima nell’Unione europea e la rimozione delle barriere confinarie, la crescita del fenomeno migratorio e la prima linea nel contrasto all’immigrazione irregolare con la realizzazione a Gradisca del famigerato Centro di identificazione e espulsione… Gorizia/Gorica, un trattato di storia contemporanea da rivivere non soltanto in manifestazioni eclatanti come “E’ Storia”, ma anche nel quotidiano cercare di attingere al passato la forza e la ragione per costruire con entusiasmo il futuro.
Di tutt’altro segno la seconda considerazione, quella relativa alla realizzazione di una moschea a Monfalcone: il Vescovo con molta prudenza afferma che a determinate condizioni fedeli di religioni non cristiane potrebbero avere il diritto di pregare in un luogo particolare. In un normale Stato laico verrebbe da dire “ci mancherebbe altro”! Anzi, forse non passerebbe neanche per la testa di un giornalista chiedere al responsabile di una religione se membri di altre religioni abbiano o meno il diritto di avere un loro luogo di preghiera. Se poi ci si domanda con quali mezzi, è chiaro che la legge deve essere uguale per tutti: ciascuna religione deve “arrangiarsi” – magari apprendendo il “come” dalla Chiesa Cattolica che su questo punto è veramente maestra – con l’eventuale sostegno e con i finanziamenti previsti dalle normative nazionali e regionali.
Gorizia investa in Cultura… e Monfalcone abbia la moschea
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Il vescovo ha imparato lo sloveno in un mese, perchè veniva qui ad esercitare il suo episcopato, noi in consiglio comunale spesso sentiamo insulti agli sloveni presenti. Il vescovo ha strumenti culturali più raffinati che gli fanno dire che Gorizia dovrebbe investire di più sulla cultura.Viene da pensare che ormai la politicaha veramente il fiato corto, qui bisognaavere strumenti culturali diversi che permettano di essere aperti, lungimiranti, consapevoli delle proposte. Non so se il contesto al quale il vescovo si rivolge abbia la capacità di ricevere il suo messaggio. Forse è troppo arretrato il contesto a cui si rivolge, forse è il momento di unire le forze degli uomini e delle donne di buona volontà.