Il Partito Democratico giunge alla tappa delle Primarie. Forse non tutti lo sanno, oggi i quotidiani ricordano con chiarezza che è invitato a votare chi si riconosce nel progetto politico del Partito Democratico ed è disponibile a votarlo alle elezioni; quindi, a differenza della precedente occasione, chi vota “appartiene” anche se ovviamente non è necessario che sia iscritto.
Le numerose interviste e interventi pubblici dei tre candidati nazionali e di quelli regionali non hanno sciolto un dubbio: al di là delle affermazioni di principio non si è capito in concreto in cosa consista questo progetto politico innovativo e questo “rinnovamento” da tutti invocato. Si tratta di un ricambio generazionale, di un rimescolamento di carte tra le diverse anime, di nuove strategie di alleanza con il resto dell’arco parlamentare, di nuove forme di antiberlusconismo?
L’impressione – la stessa suscitata dall’elezione di Veltroni sulla base esattamente degli stessi proclami, ma in un contesto politico molto più drammatico – è che sotto il vestito ci sia ben poco e che chiunque vincerà questo passaggio elettorale si dovrà misurare presto o tardi con l’inevitabile spaccatura: alcuni non ne potranno più del moderatismo di un partito che rischia il sorpasso da destra di Fini, altri saranno tentati dalle sirene del grande Centro vagheggiato da decenni anche dall’onnipresente Conferenza episcopale italiana, altri ancora (presumibilmente chi vincerà le primarie) cercheranno di mantenere la posizione.
Inevitabile perché anche un partito moderno non si può fondare soltanto su tecniche e alchimie strategiche, ma deve riconoscersi almeno in una grande prospettiva ideale; in questo caso quello di una sinistra capace di proporre un’alternativa al capitalismo selvaggio, una visione internazionalista del futuro del mondo, un’attenzione prioritaria al mondo del lavoro, una nonviolenza attiva coniugata alla lotta senza se e senza ma per la giustizia sociale, una valorizzazione a oltranza dei diritti civili e della legalità istituzionale, una cultura imperniata sul primato e sulla dignità della persona umana, un’accentuazione del ruolo dello Stato rispetto alla privatizzazione imperante nei processi di sviluppo sostenibile, un’attenzione all’ambiente…
Prima o poi ognuno sarà costretto a prendere la propria strada. Meglio prima, l’urgenza del momento non consente ulteriori meline… La discussione è aperta.
come giustamente si dice, chi vota alle primarie vota per tre progetti politici poco chiari anche a chi di politica si interessa, figuriamoci agli altri!A questo punto si vota per immagini: Bersani appare uno "statista"(ma ha dietro Bassolini e D'Alema il quale ha voluto la guerra nella Jugoslavia), oppure per Franceschini con il volto nuovo Serracchiani, contro gli apparati (ma appoggiato da Veltroni, che poche ne ha imbroccate e ugualmente uomo immagine) o per Marino, più laico (un po' poco per un partito complessivo di "sinistra"), con un metodo plebiscitario, che è lo stesso rimproverato a Belusconi. Anche questa volta bisognerebbe votare perchè non c'è altro, per dare una lezione di democrazia a Berlusconi, ecc. Io personalmente non sono convinta della volontà solamente riformista di questo partito: conflitto di interesse non fatto, mancanza di presenze alla votazione sullo scudo fiscale che avrebbe fatto cadere il governo: mi pare che anche sulla battaglia di opposizione non ci siamo. Francamente mi pare poco per chiedere nuovamente attestazioni di democrazia e di partecipazione "al buio". Facciamo qualche volta vedere le carte per capire se giochiamo veramente con una posta sul piatto o se è un'inutile tressette sul tavolo di casa.
omani leggeremo ancora di un clamoroso grande successo delle primarie: dopo i 4 milioni per Prodi e i 3 milioni di votanti per Veltroni se oggi si chiude a 1,5/2 milioni è comunque un successo del popolo della sinistra. Solo che dopo c'è il rischio per non dire la certezza – che nel Pd non cambi nulla. Anche le altre volte i cittadini (quelli che la destra, ma non solo, chiama "la gente")sono accorsi in massa a sostenere il progetto del Pd, solo che poi ci hanno pensato gli apparatie gli "aparatniki" ad affondare prima Prodi e poi Veltroni, anche se gli interessati ci hanno messo del proprio. Dietro le quinte c'è un ceto politico di provenienza ex-Ds ed ex-Margherita che in 15 anni di berlusconismo ha pensato solo ed esclusivamente di proporre la miseria di se stesso quale alternativa al Cavaliere. E non penso solo ai D'Alema e Veltroni di turno, piuttosto che ai Rutelli, Franceschini o Letta. Penso anche alla nostra piccola Provincia, ai Maran e Gherghetta fino a ieri dalemiani di ferro e oggi accasati alla corte di Franceschini, oppure ai tanti sostenitori dell'emiliano e "rosso" Bersani provenienti da ex-Margherita e d'intorni.Certo, la novità è rappresentata in Regione dalla Serracchiani che in un incontro pubblico al Kulturni Dom teorizzava i pregi di una "flessibilità regolata" ritenendo superato il rapporeto di lavoro a tempo indeterminato. Insomma, il nuovo scavalcato a sinistra da Giulio Tremonti.
In questo panorama mi auguro davvero che la novità possa essere rappresentata, anche in termini di consenso, da Ignazio Marino. Allora sì che ne vedremmo delle belle.
dielle