Il primo pensiero va ai familiari di Stefano Cucchi, così pieni di dignità e di anelito alla giustizia nel loro immenso dolore.
E’ finalmente “esploso” sulle pagine dei principali giornali italiani il caso del giovane morto una settimana dopo l’arresto in circostanze che è difficile definire “misteriose”: le forze dell’ordine si rimpallano le responsabilità, aiutati dall’incoscienza di un ministro (La Russa) che prima di qualsiasi verifica è in grado di sentenziare che “i carabinieri non hanno colpa” (facendo andare su tutte le furie la polizia penitenziaria). Comunque sia, dal momento che Stefano non ha potuto incontrare nessuno – neppure i propri familiari – e che è certamente entrato sano in carcere, “qualcuno” deve averlo picchiato fino a provocarne la morte. Così si muore nel “civile” Paese delle nuove norme per la sicurezza, un arresto facile facile per una detenzione di droga mai provata, una settimana di “colloqui” con chi ti vuol far “parlare” e una morte provocata da una trafila di percosse.
Proprio ieri mattina la Conferenza Nazionale Volontariato e Giustizia aveva convocato tutti i parlamentari nella sala stampa della Camera dei Deputati per rivendicare l’applicazione del diritto costituzionale alla pena “riabilitativa” e non “punitiva”: risultato? Neanche uno presente, a parte il senatore a vita e ex Presidente Scalfaro (tra i “nostri” regionali, ciascuno invitato con missiva personale, il solo Monai ha inviato una peraltro molto partecipe e convinta lettera per comunicare la concomitanza con un altro precedente impegno; degli altri, compreso il “goriziano” Maran, nessuna notizia). In queste condizioni non c’è da essere molto ottimisti sul futuro delle carceri e dei detenuti in Italia…
Purtroppo le morti di chi si trova in carcere sembrano valere meno di tutte le altre… Ma la morte di questo ragazzo, avvenuta in circostanze quanto meno particolari, non può non far riflettere.
Chiediamoci chi sono le persone che popolano le nostre carceri… quali "grandi criminali" le abitano? Possiamo davvero ritenere educativo incarcerare un ragazzo trovato in possesso di droga? Troviamo giusto che non abbia potuto incontrare i suoi familiari nel periodo detentivo? Fino a prova contraria (la condanna) lui era comunque innocente. Ma è morto. E la sua morte si aggiunge alle altre 149 morti (di cui 59 suicidi) in carcere da inizio anno. Forse c'è qualcosa che non va nel sistema, no?
Ecco perchè non è giusto che questo episodio passi sotto silenzio.
Chiara
Temo che passerà in silenzio.
Nel silenzio delle coscienze annebbiate.
Oggi al tg ho sentito che Stefano era "tossicodipendente, spacciatore e sieropositivo"
Embè? – ho pensato.
Ieri era solo un ragazzo con 20 gr. di erba in tasca.
E, ad ogni modo, qualunque sia stata la sua "colpa" lo Stato lo prende in custodia per massacrarlo?
Forse si vuole giustificare la violenza??
E' come dire che, in fondo, è morto un rifiuto della società, uno per cui non vale la pena dispiacersi, uno di meno insomma. Rallegriamoci. Un tossico di meno per le strade…
Allora diciamolo chiaramente che il sistema è malato. Che carabinieri e polizia ti possono massacrare, se lo vogliono, impunemente, protetti dalle dichiarazioni di un Ministro che non prova alcuna vergogna.
Diciamolo, che quando entri in carcere la parola "riabilitare" non ha alcun senso.
Che il carcere è scuola di violenza, di sopraffazione, di ingiustizia.
Diciamolo onestamente che il sistema è sbagliato se un giovane, per 20 gr. di droga, entra in un girone infernale e ne esce morto.
Con tanti saluti ai buoni propositi.