Un lembo di terra dimenticato. E’ quello dell’ex caserma Polonio di Gradisca d’Isonzo, conosciuta da qualche anno come Cpt (Centro di permanenza temporanea) poi Cpta (Centro di permanenza temporanea e accoglienza), più recentemente sdoppiata in Cie (Centro di identificazione e espulsione) e Cara (Centro di accoglienza per richiedenti asilo).
Sui quotidiani di una settimana c’era la notizia degli ennesimi “tafferugli”, minimizzati anche da una delegazione Pd che ha visitato il Cie definendolo peraltro luogo di “detenzione”. In questi ultimi giorni “girano” sul web filmati tremendi, “girati” dalle proibitissime telecamere dei telefonini e “usciti” rocambolescamente dal Centro. E’ facile visionarli, basta digitare su un motore di ricerca “il massacro di Gradisca” e c’è solo l’imbarazzo della scelta.
La protesta, per dirla eufemisticamente “duramente” repressa da squadre della polizia in tenuta antisommossa, è stata scatenata dall’inasprimento delle già quasi razziste leggi (nazionali e – ahimé – ancor più repressive regionali) sull’immigrazione: i risultati sono impressionanti, tanto sangue versato e tumefazioni da collutazione (un esercito da una parte, dall’altra persone indifese), oltre a atti di autolesionismo finalizzati a gridare il proprio dolore.
Resta aperta la questione dei richiedenti asilo: persone cui la Costituzione riconosce il diritto di chiedere ed eventualmente ottenere rifugio dopo qualche mese di “ospitalità” vengono espulse dall’apposito Centro e ricevono l’incoraggiante mandato di “arrangiarsi”; senza un lavoro, spesso senza alcuna conoscenza della lingua, senza relazioni significative… Se non ci fossero la Caritas e il cosiddetto “privato sociale” rischierebbero di morire di fame e di stenti.
Ecco l’Italia del 2009, così tremendamente simile a quella di settant’anni fa: le leggi e i regolamenti che normano la presenza degli immigrati sul territorio nazionale mirano a creare la stessa mentalità voluta dalle vergognose leggi razziali che il duce fascista con la firma di un pavido re offrì sul piatto del fuhrer sanguinario. Poco prima di trascinare insieme l’Europa e il mondo verso l’abisso.
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