Qualunque sia il motivo, lo sciopero della fame che da cinquanta giorni sta mettendo a dura prova la vita di un giovane marocchino “ospite” del Centro di Identificazione e Espulsione di Gradisca d’Isonzo merita almeno un minimo di attenzione. Un uomo rischia di morire per affermare i propri diritti e il suo grido di dolore non oltrepassa le alte mura del Centro e non è stato finora raccolto da nessuno…
In questi ultimi giorni un rumeno “ospite” del carcere di Tolmezzo si è suicidato a 22 anni, la notizia compare in una breve agenzia Ansa non ripresa per ora da alcun giornale locale: è soltanto l’ultimo di una lunga serie di tragici gesti che si stanno ogni giorno verificando nelle prigioni italiane e regionali, ma nessuno sembra voler parlare di questo fenomeno inquietante che dovrebbe invece interpellare a fondo le coscienze.
Così sono trattati i più deboli, ma il cerchio tende ad allargarsi; mentre le luci e i suoni della civitas mediatica avviluppano le intelligenze accompagnandole nel mondo fittizio delle autocelebrazioni dei divi televisivi, le persone sprofondano lentamente verso l’abisso della dimenticanza. La crisi taglia centinaia di migliaia di posti di lavoro, gli immigrati regolari vengono discriminati dalla legge sul welfare regionale, i poveri sono sempre più poveri e il loro numero cresce ogni giorno, le carceri sono fatiscenti e sovraffollate, con gli stipendi che corrono non si arriva più alla fine del mese… Che dire se non: Allegria!!!
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