Nell’indimenticata trasmissione radiofonica Alto Gradimento un tizio che si chiamava Catalano affermava con grande serietà cose ovvie, del tipo “è meglio un uovo oggi e una gallina domani”. Il dibattito sull’accordo tra le associaizoni culturali di Gorizia sembra essere improntato alla stessa filosofia, “è meglio andare daccordo piuttosto che ostacolarsi a vicenda”. Il problema in realtà è molto più complesso: non è un generico “volémose ben” a risolvere la questione bensì un progetto culturale di ampio respiro che sia in grado di trasformare la memoria del passato in disegno internazionale in grado di generare un coinvolgimento attivo di tutte le comunità che vivono nell’ampio territorio Goriziano. In questo senso il libro di Dario Stasi può essere uno (splendido) strumento per delimitare l’ambito progettuale (ovvero cosa si intenda con il termine “Goriziano”, includente e sicuramente valorizzante “sloveno”, “friulano”, “italiano”, “tedesco” e quant’altro), individuare i criteri di lettura del passato, scoprire i nodi nevralgici che favoriscano uno sviluppo sostenibile di tutta la zona. In un luogo in cui non si è mai neppure pensato a un’urbanistica, a un’imprenditorialità, a una prospettiva culturale relamente condivisa non servono dichiarazioni generiche. Ciò non toglie ma fonda la ricchezza offerta dalla particolarità di ciascuno: no dunque a qualsiasi appiattimento in un unico carrozzone, sì a un percorso internazionale che può consentire a questo territorio di ritrovare la sua anima e il suo ruolo centrale nella nuova Europa. Cominciando – perché no? – dalla condivisione museale delle due casermette di confine del Rafut.
Questo blog è un ottimo contributo verso il ruolo davvero Europeo che Gorizia/Nova Gorica è destinata ad avere: incrocio dei principali gruppi linguistici (Latino, Germanico e Slavo), architettura classica e socialista, gli antichi rancori che, se proprio non diventeranno mai amore, almeno sono già fratellanza.
Questo blog è "linkato" perennemente nei miei blogs cavriana1.blogspot.com pillandia.blogspot.com e pillandvetrina.blogspot.com
Coraggio e tanti cordiali saluti dalla Provincia di Mantova!
Mi pare che per superare la tribù, come afferma il sacerdote Marotta,la strada sia impegnativa e richieda tenacia e collaborazione. Generici appelli alla collaborazione è anni che li sentiamo. Adesso bisogna intraprendere una strada comune. Partiamo dalla salvaguardia e dalla valorizzazione dei valichi, dalle targhe plurilingui in città, da una conferenza italo-slovena, da tenersi (al famoso e mai più sentito Conference?)sulla cultura di confine. Comunque per me è inutile ormai chiedere: abbiamo idee, mettiamole in pratica da subito.adg