Le foglie cadono dagli alberi, il sole scende prima e lascia uno spazio sempre più ampio alla notte, il freddo si avvicina con il vento che spinge via le nubi e rende terso il cielo, la terra si prepara ad accogliere il ghiaccio e la neve…
E’ il momento della riflessione sul mistero della vita e del suo termine, i giorni del ricordo che rende presente chi ci ha già lasciato; è il tempo del desiderio di un nuovo incontro, a volte di una nuova possibilità, riempito nelle culture antiche dal mito dell’eterno ritorno: i morti per una notte escono dai loro sepolcri e banchettano con i vivi, qualche ora perché gli amori si rinfreschino o si producano terribili vendette, perché si generi la dolce nostalgia del quotidiano o si auspichi il sollecito sopraggiungere della fine…
Qualche Papa preoccupato per il permanere delle tradizioni precedenti, nell’alto medioevo ha ritenuto bene cristianizzare il tutto e così sono nate le feste dei Santi e dei defunti: il vero modo di celebrare la “notte dei morti viventi” era quello consentito dalla comunione spirituale con chi ci ha preceduto nel Regno della pace, il dono migliore da offrire ai propri cari era la preghiera di suffragio per sollecitare da Dio un rapido ingresso nel paradiso…
La secolarizzazione non ha risparmiato l’accorata memoria e la civitas contemporanea ha risuscitato la festa di Hallowen, trasferita dall’Europa all’America e ora riportata dall’America con il suo contorno di zucche, streghe, maschere paurose, ma anche con l’indimenticabile saga dei peanuts, Linus, il Grande Cocomero, il rimpianto Charles Schulz…
Che dire? Ogni stagione produce i suoi frutti, ogni cultura le proprie ricorrenze, ciò che conta è che il pensiero della morte possa incentivare il senso della vita e che la testimonianza di chi abbiamo amato continui a infondere la forza di lottare.
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