Ancora qualche giorno e le vie Velodromo e Magazzini non si chiamerano più così. Due toponimi della vecchia Gorizia saranno sostituiti dai “martiri di Nassirya”, 28 morti tra carabinieri, altri militari e civili uccisi in un terribile attentato il 12 novembre 2003. Si può far memoria dei caduti in diversi modi, con la preghiera, la visita ai cimiteri, il ricordo dolente…
L’intitolazione delle vie è un po’ come il conferimento delle medaglie, sono gesti che durano una stagione politica e poi diventano ingombranti: il vento cambia il suo giro e nel migliore dei casi ci si dimentica del loro sacrificio. Basti pensare ai nomi che si sono sovrapposti per celebrare il principale Corso o ai generali e alle brigate della prima guerra mondiale che caratterizzano buona parte della mappa cittadina e non suscitano pensieri particolarmente deferenti… e basti domandarsi perché non esiste in città una via dedicata “ai missionari” o “ai costruttori di pace” che hanno dato la vita nella solidarietà ai più deboli del mondo oppure ancora – per rimanere in ambito militare – “ai martiri di Peteano” o “a Nicola Calipari” che a Baghdad ha versato il suo sangue per salvare un’altra persona dal “fuoco amico”.
Insomma, perché perdere gli ultimi segni storici di un’altra Gorizia per esporre chi ha servito eroicamente la Patria in controverse missioni all’estro mutevole delle appartenenze partitiche?
Condivido pienamente queste considerazioni. Gorizia, dal punto di vista toponomastico, è ancora una città militarizzata. Provate a prendere lo stradario: una lunga sequela di vie intitolate a Brigate, Divisioni, Generali, Quarti Stormi, Ragazzi del '99, Date e luoghi di imprese belliche, Irredentisti vari, Piazze della Vittoria e Parchi della Rimembranza. Tolti i richiami bellico-nazionalisti rimangono ben pochi toponimi legati alla storia e alle tradizioni della città ante prima guerra mondiale. Non serviva proprio cancellarne altri due per commemorare coloro che a Nassirya furono, più che eroi, vittime inermi di sanguinari attentatori ma anche dell'improvvisazione con cui l'Italia si è lanciata in quell'avventura bellica. Un tempo le nostre città erano costellate di toponimi esotici somali, etiopi e libici ad imperitura memoria dei massacri colà perpetrati dai vari Graziani, Badoglio ed altri. Forse allora per qualcuno anche un'esotica via Nassirya aiuta a rinverdire ricordi della giovinezza e i trascorsi fasti di un'italietta imperiale.