Vent’anni dopo. E’ stata una serata indimenticabile quella del 9 novembre 1989, una di quelle che si ricordano con tutti i particolari, dove si era mentre la televisione trasmetteva le immagini, le emozioni provate, la presa d’atto di un evento epocale.
E’ stato tolto un muro ed è stato l’inizio della fine per il socialismo reale dell’Unione Sovietica e dei Paesi satelliti, imploso perchè impossibilitato a reggere una crisi economica irreversibile e sconfitto proprio a partire dai moti della categoria dei lavoratori che avrebbe dovuto essere la più tutelata e valorizzata dal sistema.
Il mondo si è svegliato migliore? Gli anni ’90 del XX secolo hanno “ospitato” terribili guerre nel cuore stesso d’Europa e i semi venefici di quelle violenze non sono stati certamente estirpati; le sanguinose guerre per il petrolio e il controllo delle riserve energetiche hanno aperto nuovi inquietanti scenari: cosa potrà accadere nel momento in cui si esauiriranno le scorte petrolifere o comunque risulteranno insufficienti di fronte alla crescita esponenziale delle esigenze di grandi Paesi economicamente emergenti? La crescita di “qualità” del cosiddetto terrorismo targato integralismo islamico ha trovato il punto più alto pensabile con l’attentato alle Torri Gemelle di New York e il fronte della difesa delle “ragioni” anticapitaliste a sfondo religioso si va ampliando anche “grazie” alle guerre infinite scatenate contro l’Afghanistan e l’Iraq; il numero delle persone impoverite fino al rischio di morte per fame è vertiginosamente aumentato e si è incrementato l’abisso tra gli straricchi e gli strapoveri del mondo; anche il fenomeno migratorio si è fortemente trasformato assumendo proporzioni da esodi biblici.
Insomma, il mondo non è un mondo migliore, al posto di un muro finalmente crollato ne sono stati mantenuti tanti altri e creati di nuovi finalizzati a tenere lontano chi bussa alla porta dell’Occidente per trovare lavoro, pace e accoglienza.
E’ giusto quindi vivere questo giorno di festa, ma nella consapevolezza che è una festa parziale alla quale non sono invitati né comunque potrebbero partecipare impunemente i poveri del mondo – ovvero l’80% delle persone che vivono sulla faccia della Terra.
La caduta del muro di Berlino per noi significò anche la caduta del muro di Gorizia.
Mio nonno nacque nel 1912 nel paese delle Alpi Giulie HEIDENSCHAFT, che a quell’epoca apparteneva all’Impero d’Austria. Mia madre nacque in quello stesso paese nel 1941, quando era Italiano con il nome di AIDUSSINA. Dal 1947 quel paese divenne Iugoslavo e dal 1991 è in Slovenia con il nome di AJDOVŠČINA. Orrori, crimini, lutti ed un mucchio di mutazioni di confine attraversarono quel paese nel Ventesimo secolo, ma dal 2007 si può andare in quel paese sia dall’Austria che dall’Italia senza ostacoli doganali, perché la Slovenia è entrata nell’Unione Europea e nello “Spazio Schengen”.
Sarebbe bello se un giorno tutte le storie delle frontiere potessero finire come questa.