Pare proprio che una parte rilevante del gruppo dirigente del Pd sia stato preso da una sorta di male oscuro, irrefrenabile cupio dissolvi che fa dire ad Enrico Letta, vicesegretario del partito, che è del tutto legittimo che Berlusconi si difenda, oltreché nel processo, anche dal processo. Così giustificando e condividendo una strategia difensiva mirata ad impedire, di fatto, lo svolgimento dei processi secondo le leggi i in vigore. Ma tutto ciò – evidentemente – è parso poca cosa al cervello politico più fine del Pd, al lìder maximo D’Alema, quello che dirige il partito per interposta persona, il buon Bersani, che al massimo poteva aspirare ad un ministero di secondo piano. Così D’Alema ha pensato bene di ufficializzare l’inciucio, quasi a ripetere la trattativa in diretta tv tra mafia e politica che è andata in scena con l’interrogatorio di Giuseppe Gavriano, il boss che non parla perché troppo oppresso dal regime del 41 bis. Cosa ha detto il nostro Baffino, comandante di Ikarus, di così sconveniente: ha semplicemente proposto una leggina ad personam, che valga solo per Berlusconi, per rimandare i processi del premier, senza far decadere le migliaia di altri processi che sarebbero a rischio – anzi , sarebbero cancellati – con una norma sul processo breve. Poiché, poi, l’impudenza chiama impudenza, ha voluto paragonare l’inciucio di cui si fa apertamente promotore con il compromesso tra Stato e Chiesa realizzato da Togliatti con l’articolo 7 della Costituzione. Nel suo ego smisurato non gli viene in mente che essere stato una volta presidente del Consiglio – per altro dopo aver “armato la pistola” utilizzata da Bertinotti per affondare il primo Governo Prodi, dopo aver ricevuto da D’Alema e Marini ampie rassicurazioni che non si sarebbe andati ad elezioni anticipate – resta comunque un po’ poco per paragonarsi, di fatto, a Palmiro Togliatti. Anche perché il cursus honorum del nostro ha infilato una serie virtuosa di insuccessi: dalla Bicamerale alla presidenza della Repubblica, dalla presidenza della Camera all’incarico prestigioso di ministro degli esteri della Comunità Europea, una serie di clamorosi flop da Guinnes dei primati dei trombati. Eppure è ancora lì, secondo la massima: ritenta, sarai più fortunato la prossima volta. E sempre in buona compagnia, il fido e impareggiabile Nicola Latorre, quello che in diretta tv passava i suggerimenti all’avversario politico del Pdl per contrastare i ragionamenti dell’on. Donadi dell’Idv, che ora auspica che Berlusconi termini comunque la legislatura, anche a prescindere dalle indagini che lo vedono protagonista.
Alla fine, per inquadrare l’attuale difficile momento del Pd ci soccorre una considerazione di Winston Churcill a proposito della pace di Monaco: “Potevamo scegliere tra il disonore e la guerra. Abbiamo scelto il disonore. E abbiamo avuto la guerra”.
Donald Lam
mi non go votà ale primarie perchè non me fidavo. già se saveva…