Dove va la cultura a Gorizia? Tutti gli enti sottolineano un incremento di pubblico alle varie iniziative, mentre i “tagli” previsti a livello regionale e locale mettono in seria apprensione tutti i cittadini. Chi deve decidere non sembra particolarmente preoccupato: l’amministrazione attuale non ha mai proposto una vera e propria politica della cultura in grado di caratterizzare la vita della città, nessuno si è particolarmente stracciato le vesti per garantire almeno il funzionamento dell’esistente. E dire che realtà di straordinaria importanza come il Kulturni Dom o come la Leg che organizza la grande manifestazione “E’ Storia” non domandano privilegi ma semplicemente il fattivo riconoscimento di tutta l’attività di promozione culturale svolta in questi anni al servizio di tutte le componenti della vita cittadina. In questo contesto la proposta del museo del Novecento e della contestuale valorizzazione delle palazzine di confine non è un “pallino” del Forum per Gorizia, ma l’avvio di una politica culturale innovativa, in grado di ridare alla città la propria memoria e di offrire ai visitatori un turismo di alto livello, incentrato su percorsi di rilettura del passato ma anche di promozione del presente in un territorio sempre più internazionale e interculturale. Certo, la pena suscitata perfino nel Sindaco dai fallimentari mercatini di Natale non può essere alleviata dalle luminarie e dalle troppo invadenti musichette del Centro: per quanto riguarda la cultura la Giunta ha raggiunto Ground Zero, ora deve ricominciare da capo se non vuole continuare a inanellare altri pericolosi insuccessi.
è necessario portare avanti con forza il progetto del Museo del Novecento open air, dell'archivio della memoria, del turismo scolastico, della stabilizzazione del festival è storia, proprio perchè, con i tempi che corrono, la vedo male per il museo dell'arcidiocesi di via s. chiara. Bisogna anche che il mondo culturale goriziano comprenda però che non è più possibile camminare a ranghi sparsi, coltivando il proprio particolare. Ci vorrebbe, non solo in campo culturale, ma in generale, un sussulto unitario. Altrimenti sarà tardi per tutta la città, e ribadisco, per tutta la città.