Notte tra il 24 e il 25 dicembre, distributore di benzina all’estero. Una portiera della macchina lasciata distrattamente aperta (non c’è nessun altro in giro), un gentile cassiere che riceve i soldi. Dalle retrovie esce un personaggio che ha bevuto un bicchiere di troppo; urla: “tu non lasciare portiera aperta, tu maleducato!” – fin qua ci poteva anche stare – “tu italiano qua non sei a casa tua, tu devi rispettare casa d’altri, tu no qua a casa tua…” Un po’ di rabbia dentro, un inatteso e inedito orgoglio di appartenenza.
Poi la mattina di santo Stefano c’è un programma su una tv interregionale con due politici che sostengono a spada tratta che “i musulmani non dovranno costruire moschee in Italia fino quando non permetteranno di costruire una chiesa alla Mecca”; oppure che “le chiese sono luoghi in cui si prega e si prende la comunione (sic!) mentre nelle moschee si predica l’odio contro le altre religioni”; fino al classico “loro (i musulmani) non sono a casa propria, devono rispettare la casa di chi li ospita, non devono essere maleducati” e così via… Come non comprendere la rabbia di chi è venuto a lavorare o a richiedere asilo in Italia, di chi ama questo Paese e una, cinque, dieci volte al giorno si sente dire: “tu non sei a casa tua, comportati bene, rispetta la nostra casa”? E se veramente la nostra casa fosse il mondo e ogni terra il luogo in cui ciascuno può gioiosamente donare all’altro la ricchezza della propria storia, cultura, idea di vita, religione, arte e quant’altro?
Alcool a parte, il rispetto verso il prossimo dovrebbe essere un punto fondamentale nella nostra vita. Ma non sempre, anzi in rari casi viene sopraffatto da orgoglio, odio e violenza e preconcetti razziali.
Tutto il mondo, nel bene e nel male, è paese!