Se passasse, l’emendamento che prevede la messa all’asta dei beni confiscati ai mafiosi distruggerebbe il senso stesso della legge di iniziativa popolare approvata nel lontano 1996 grazie all’impegno dell’associazione di associazioni “Libera”. Quella normativa prevedeva infatti che i beni sequestrati passassero a istituzioni sociali: i campi di celebri e sanguinari boss mafiosi diventarono aziende gestite da cooperative, gruppi e comunità d’accoglienza; nomi di paesi come Corleone, San Luca e Caltagirone si sono scrollati di dosso la triste fama loro conferita dalla mafia e sono divenuti sedi di importanti imprese produttive che hanno strappato alla malavita centinaia di giovani. Mettere all’asta quei beni significa interrompere una catena di solidarietà e sviluppo alternativo, oltre che rischiare il reacquisto da parte di mafiosi nascosti da qualche prestanome. Per questo è importante far sentire la propria voce e contrastare questa minaccia: per farlo basta cliccare sul link di Libera che si trova nell’elenco presente anche sul nostro blog e firmare lo specifico appello.
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