Ieri in Comune riunione congiunta di due commissioni per esaminare Convenzione e Statuto del Gect (Gruppo europeo di collaborazione territoriale).
Rituale raccomandazione sulla secondo l’assessore Pettarin “necessaria riservatezza”, immediata come al solito la ridicolizzazione di tale auspicio grazie alla descrizione dei momenti salienti della riunione sulla stampa locale, con tanto di fotografie scattate ad hoc.
Gli importanti documenti – il Gect determinerà di fatto i più decisivi percorsi territoriali almeno nel prossimo decennio – sono stati resi disponibili ai consiglieri soltanto ieri sera, con una tempistica che prevedeva entro oggi la loro “fissazione” da parte dei tre Comuni limitrofi sloveni e italiani coinvolti. Come pensare a un reale coinvolgimento dei cittadini o a uno studio sufficientemente approfondito da parte degli stessi consiglieri chiamati a decidere in un Consiglio Comunale che si dovrebbe tenere contestualmente il 21 gennaio prossimo?
E poi, almeno all’inizio, gli obiettivi sembrano non andare oltre una già in parte sperimentata collaborazione sul piano infrastrutturale e su quello relativo al reperimento e alla condivisione di risorse energetiche. “Sembrano”, appunto, dal momento che finora non ci sono stati tempi e occasioni per riflettere e discutere, come si usava nei tempi in cui era ancora in funzione il buon vecchio sistema democratico…
Gect, sess, work, mit, bit, sob, urca,mava', sigle incomprensibili che celano una sola cosa:vuoto pneumatico, ma dette in inglese fanno impressione.
Se, come si evince dalle "riservatissime" notizie che tutta la stampa cittadina riporta (nonostante i ridicolissimi inviti alla riservatezza auspicati dall'assessore Pettarin, forse memore della proverbiale riservatezza sempre richiesta ai bancari), gli obiettivi di questo Gect fanno riferimento ad un general-generico richiamo alle infrastrutture confinarie o alla necessità di una comune azione nel settore energetico, si potrebbe – come opposizione, intendo – invece proporre un'azione sostenuta da un Gect in materia di sanità, a supporto di una proposta di rilancio di una opzione transfrontaliera tra il poco che resterà del San Giovanni di Dio (ricordandoci di ringraziare sempre Romoli, Valenti e qualche altro) e l'ospedale di San Pietro. Così, magari, le partorienti goriziane potrebbero essere accolte a San Pietro (a qualche centinaio di metri dal vecchio Ospedale civile) anzichè doversi trasferire a Monfalcone. A mio modo di vedere, il Gect rappresenta una straordinaria opportunità, che – per altro – non è certo merito del centro destra che ha recepito la direttiva comunitaria solo a luglio di quest'anno e dopo che il governo nazionale italiano Con Berlusconi, e quello cittadino con Velenti, si erano opposte all'entrata della Slovenia nella UE. E queste cose vanno ricordate, altrimenti tutto diventa indistinto e confuso circa gli accadimenti che hanno coinvolto questa città negli ultimi vent'anni. Una opportunità che però va colta e utilizzata per quello di positivo che può dare in termini direttamente e facilmente percepibili dai cittadini: e allora cosa meglio di una intesa, confermata dalla realizazione di un Gect, in materia di sanità transfrontaliera?
Dario Ledri