L’assenza ingiustificata dei due rappresentanti di Informest che avrebbero dovuto presentare ieri sera il Gect “Città d’Europa/Evropsko mesto” non ha reso un buon servizio alla loro causa. Infatti è stato possibile ascoltare soltanto il punto di vista di Giorgio Tessarolo, grande esperto di cooperazione europea, che ha di fatto rilevato molte gravi carenze nel dettato della Convenzione e dello Statuto che oggi i tre consigli comunali di Gorizia, Nova Gorica e Sempeter dovrebbero discutere e probabilmente approvare. Il limite più grave sta nell’attribuzione di poteri che non possono essere appannaggio di una struttura così piccola, che per sussistere avrebbe bisogno di relazioni a livello provinciale, regionale e internazionale: limite intrinseco che potrebbe facilmente essere impugnato in sede di conferma degli atti da parte dei ministeri competenti dei governi centrali italiano e sloveno. Ma incomprensibile è anche la necessità di realizzare un così complesso apparato gestionale nel momento in cui si vanno a cercare le vie migliori per ridurre quanto più possibile sperperi e sprechi di denaro pubblico. Il Gect così come è non può avere un grande futuro, a meno che non possa configurarsi come lo strumento operativo di una ben più ampia convergenza di enti e soggetti, anche grazie alla rivalutazione del già esistente ma poco funzionante Protocollo Transfrontaliero del 2000. In questo senso – soltanto in questo senso – l’approvazione odierna del Gect potrebbe essere atto propedeutico a un indispensabile allargamento di vedute e di orizzonti senza il quale l’intero territorio non ne ricaverebbe particolare giovamento. Sì, perché il Gect dovrebbe essere alla fine di un percorso di collaborazione condiviso: non è lo strumento che crea la relazione, bensì al contrario la condivisione di intenti e di azioni dovrebbe indurre a cercare gli strumenti migliori per rendere più agevole e migliore il cammino.
Rispondi