Non si può dire che il Pd nazionale se la stia passando troppo bene: alcuni dei suoi uomini di punta stanno dimostrando una fragilità prima ancora umana che politica stupefacente.
Prima il governatore del Lazio che riesce a negare fino al momento dell’evidenza una squallida storia di ricatti ancora tutta da chiarire; ora il da poco eletto sindaco di Bologna viene travolto da uno scandalo rosa dichiarando fino a ieri che “per nessun motivo” si sarebbe dimesso. Su un piano più direttamente elettorale il candidato di D’Alema alle primarie per le “regionali” in Puglia viene surclassato da un Nichi Vendola non certamente al massimo delle sue azioni. Il progetto del Pd è sempre più confuso, la compagine va a pezzi e risulta urgente un ripensamento generale delle politiche portate avanti finora da un centro sinistra incapace sia di governare che di fare opposizione. Del resto anche la sinistra non ha molto da rallegrarsi, quello di Vendola nelle primarie è senz’alcun dubbio un suo grande successo, ma con una destra agguerrita e senza scrupoli come quella attuale da qui alle elezioni regionali dovranno passare mesi di lacrime e sangue, se davvero vuole sperare nel bis dell’impresa di cinque anni fa.
Un Pd a pezzi di certo non allieta, ma un D'Alema ricondotto al rango di burattino anzichè di burattinaio di certo riempie il cuore .