Esce sulla stampa il commento sulla produttività del Consiglio Comunale. Mi permetto di dissentire sull’impostazione data alla questione. Prima di tutto affermare che fare meno riunioni di Consiglio significhi risparmiare, mi pare minimizzi un problema politico molto più complesso e che non si riduce ai costi. Il Consiglio Comunale dovrebbe discutere dei problemi della città (molti e spesso drammatici) e deliberare quanto più possibile a favore del “bene comune”.
Non riunirsi significa una perdita secca per la democrazia, significa perdere i contributi e le idee di coloro che stanno all’opposizione, arrogandosi la pretesa di decidere, senza troppi “lacci e lacciuoli”. Così facendo però, come si vede, la città non migliora, i cittadini non vengono coinvolti, le scelte non sono condivise.
Un risparmio economico si trasforma in una perdita politica e sociale. Per quanto riguarda poi lo stakanovismo dei consiglieri, senza nulla togliere all’importanza della “presenza fisica”, suggerirei di considerare anche quante volte essi partecipino al dibattito, con proposte, interrogazioni ed interpellanze. Un consigliere comunale non dovrebbe solo “far numero”, ma essere propositivo. Si esamini da questo punto di vista l’operato dei consiglieri, dal numero degli interventi e dei documenti prodotti. Si vedrà in modo inequivocabile il grosso lavoro fatto dall’opposizione consigliare in tutti questi mesi.
Anna Di Gianantonio
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