Bettino Craxi è stato condannato dalla Giustizia italiana, ha evitato il carcere fuggendo in una bella villa in Tunisia e ha continuato a influenzare in diversi modi la politica italiana fino alla scomparsa.
Nessuno nega che nel bene e nel male ha svolto un ruolo significativo nella storia italiana dell’ultimo quarto del XX secolo e nessuno gli nega il merito di aver confessato pubblicamente quello che molti altri non hanno avuto mai il coraggio di ammettere: è un po’ poco per trasformare un uomo dichiarato corrotto in eroe cui dedicare le vie principali delle città, ma anche per arrivare a dire – come ha fatto ieri il Capo dello Stato – che ha pagato oltre ogni misura i suoi errori.
Oltre misura gli errori li paga chi viene dimenticato per anni nelle fatiscenti carceri del bel Paese, chi è recluso a causa di calmorosi errori giudiziari, chi ha rubato il classico pollo e si trova a marcire in galera senza poter neppure usufruire delle pene alternative, chi non può essere visitato in prigione dai familiari perché sono troppo poveri e non hanno i mezzi per raggiungere le sedi di isolamento…
E’ meglio lasciare alla pietas il caso umano di Bettino Craxi, evitando di utilizzare il decennale della sua morte per innalzarlo all’onore degli altari, dando così l’impressione che ancora una volta in Italia sono considerati valori la corruzione, il vilipendio della legalità, la furbizia matricolata…
si veda oggi sull'Espresso il servizio su quanto ci costa mantenere la corte di Silvio Berlusconi con soldi della Presidenza del Consiglio (ma sempre nostri) che se ne vanno in consulenze e noleggi di computer a 1500 euro per 48 ore! Si legga anche come Brunetta paghi lautamente i suoi tirapiedi. Spesa fuori controllo, con la quale si potrebbero fare case per i terremotati e molto altro. Ecco l'erede di Craxi, ecco chi ci porterà dritto nel baratro e lui si salverà nel suo partito dell'amore.
Oggi si sprecano gli elogi per Bettino Craxi grande statista, ma grandi statisti furono ache uomini come De Gsperi o Einaudi, ma non rubavano. Perchè Craxi, oltre a "grande statista" fu anche e soprattutto un grande ladro, che – tra l'altro – non rubava per il Partito ma per sè, tant'è che quando il vecchio e glorioso PSI chiuse i battenti, in cassa non c'era una lira mentre i soldi delle malversazioni erano custoditi nei paradisi fiscali di mezzo mondo e nella disponibilità di Bettino e dei suoi prestanome. Bettino Craxi fu condannato in Italia a 10 anni complessivi di reclusione con sentenze passate in giudicato per corruzione e finanziamento illecito. %5 anni e 6 mesi per le tangenti Eni-Sai e 4 anni 5 mesi per quelle della Metropolitana Milanese. Altri processi che lo vedevano imputato furono estinti per "morte del reo", quelli in cui aveva collezionato 3 condanne in appello a 3 anni per la maxitangente Enimont (finanziamento illecito), a 5 anni e 5 mesi per le tangenti Enel (corruzione), a 5 anni e 9 mesi per il conto Protezione (nacarotta fraudolenta Banco Ambrosiano), una condanaa in primo grado prescritta in Appello per All Iberian, tre rinvii a giudizio per evasione fiscale sule tangenti, per le mazzatte della Milano-Serravalle e per la cooperazione con il Terzo Mondo. Poi, certo Craxi fu un grande statista quello che tra 1l 1984 e il 1992 fece crescere il debito pubblico da 400.000 miliardi di lire a 1.000.000 di miliardi passando dal 60% ad oltre il 90% del Pil. E' stato lo statista che per l'Italia aveva coniato lo slogano "E la nave va". E poi si è visto dove: sulle secche di un debito pubblico che oggi si avvia verso la soglia del 120% del Pil.
Oggi si santifica Craxi per poter osannare il suo erede Berlusconi: se il primo – rubando – è una grande statista, il secondo, prescritto, amnistiato e sottratto al giudizio con leggi ad personam, ma comunque incensurato, è un padre della patria.
Dario Ledri
bravo dario! fl-ve