La norma della Finanziaria regionale – vagliata dalla commissione presieduta da un silente Gaetano Valenti – che prevede l’accesso ai servizi sociali integrativi riservato “ai comunitari residenti in regione da almeno 36 mesi”, sta suscitando un’ondata di reazioni preoccupate: i servizi sociali chiedono come interpretare una legge che contraddice il dettato della Bossi-Fini, i giuristi si interrogano sulla costituzionalità di una posizione che di fatto violerebbe il principio di uguaglianza di tutti i cittadini di fronte alla legge, le associazioni del volontariato e del terzo settore si chiedono quali saranno le ricadute sulle loro attività, la partitica per il momento sembra scegliere un inconsueto silenzio… C’è da scommettere che il tema sarà all’ordine del giorno di due grandi manifestazioni nazionali e regionali: quella del 27 febbraio intitolata “i diritti umani alzano la voce” e quella del 1 marzo, lo sciopero dei lavoratori immigrati che vuole rivendicare un minimo di giustizia salariale e sindacale per chi sta facendo di fatto andare avanti l’Italia.
Tutto ciò induce anche a un ulteriore riflessione: i sostenitori del principio di sussidiarietà vengono ora ridicolizzati sul proprio campo; l’ente regionale che in passato era arrivato fino all’approvazione dell’avanzata legge 5/2005 “sull’integrazione dei soggetti immigrati” non soltanto l’ha abolita con un semplice codicillo alla Finanziaria 2009 ma va ora addirittura a negare l’assistenza sociale agli immigrati extracomunitari e comunitari: con ciò sceglie di penalizzare pesantemente anche chi ha sopperito alle carenze realizzando ovunque centri di accoglienza improntati all’attenzione nei confronti della persona.
E’ ora che la società civile faccia sentire la propria voce, per una risposta legislativa umana (ma basterebbe “costituzionale”) alle esigenze degli immigrati e per una nuova stagione di autentica sinergia tra pubblico e privato sociale.
Ma, con i chiari di luna attuali, qualche punta di pessimismo sembra essere inevitabile.
Presente! 😉