Ero presente ieri al convegno “Un Gect per due Gorizie”, svoltosi nell’aula magna della sede goriziana dell’Università di Trieste, e devo dire che condivido pienamente il titolo che “Il Piccolo” oggi riporta: “Il Gect? Un contenitorie vuoto”. Alle incalzanti e concretissime domande del direttore Possamai che sollecitava l’individuazione di un percorso e di un progetto concreto su cui focalizzare l’azione del Gect, da tutti definito uno strumento di intervento al servizio di una specifica e individuata azione progettuale, è stato risposto con “una rincorsa a sfoderare progetti del passato”. Chi richiamandosi alla piattaforma intermodale con sede in parte dell’aereoporti “Duca d’Aosta”, avendo cura di esaltare la possibilità di improbabili voli a decollo verticale per traffico merci e passeggeri (sic; gli unici aerei a decollo verticale in servizio sono gli Harrier, ma sono aerei da guerra!), chi riandando, immagino a mo’ d’esempio, al recente accordo sull’utilizzo dei taxi tra Gorizia e Nova Gorica, ma forse per tutto ciò il Gect non serviva. Insomma, zero assoluto, se si eccettua – occore dirlo – il richiamo del sindaco Romoli alla progettazione di un “”ring” ferroviario che farà perno sul nodo Gorizia – San Pietro per collegare rapidamente tutta l’area transfrontaliera al fine di creare una sorta di metropolitana leggera per i viaggiatori”. Ecco, tutti i goriziani, i novagoricani e gli abitanti di San Pietro non attendevano altro per spostarsi da un centro all’altro, notoriamente distanti e mal collegati, se si eccettua il servizio di bus tra la stazione di Gorizia e il centro di Nova Gorica voluto a suo tempo da Brandolin e deriso da tutto il centro destra. Oggi sappiamo: serve una metropolitana leggera. Le distanze? Dal centro di Gorizia a Nova Gorica poco più di un chilometro e da Gorizia a San Pietro sempre un chilometro. Della metropolitana leggera tutti, italiani e sloveni, sentono davvero la mancanza! Ma allora non era forse preferibile individuare uno o due specifici e puntuali progetti, anche di massima, nell’interesse delle comunità cittadine contermini e poi avviare la fase di perfezionamento del Gect che, sciolto dall’acronimo, letteralmente significa Gruppo europeo di collaborazione territoriale? Un esempio concreto di collaborazione territoriale lo ha fornito solo pochi giorni addietro il direttore dell’Ospedale di San Pietro proponendo una integrazione tra le due realtà ospedaliere contermini sia per quanto riguarda i punti nascita, sia per altre specialità. La risposta del sindaco Romoli, improntata ad altissimo senso di collaborazione, è stata che “i bimbi goriziani devono nascere a Gorizia e non in uno stato straniero”. Fortunatamente il sindaco Brulc ha evitato di rispondere che i sofferenti sloveni di patologe paratiroidee non debbono curarsi in terra straniera, come prospettato dal dott. Saksida nell’ipotesi di collaborazione. Ma noi non ci abbattiamo, per ora abbiamo il Gect, sia pure vuoto di contenuti, e lo seguiremo con grande attenzione in attesa che i sindaci decidano come riempirlo.
Dario Ledri
Mhmmm la storia del decollo verticale all'aeroporto Duca d'Aosta è molto interessante… potrebbe esserci una connessione, anche futura, con la privatizzazione dell'esercito? Ricordo che il Friuli e Veneto sono zone altamente strategiche per eventuali conflitti con l'est.
Oltre gli Harrier esistono (non ufficialmente) altri tipi di velivoli di varie forme senza reattori, silenziosi, velocissimi. Una tecnologia esistente da diversi anni in mano agli "ahimè" americani e non solo…
Quindi attenti a cosa vi passa per la testa, ehm sopra la testa! ;D