Chi non ha consapevolezza della propria tradizione vive un presente avulso dalla storia e non può avvalersi delle esperienze del passato. Ma anche chi rivolge soltanto lo sguardo indietro senza cogliere le urgenze del proprio istante rimane prigioniero dei ricordi e sostanzialmente incapace di generare nuova storia. Per questo la “Giornata della memoria” istituita 55 anni dopo eventi ormai seppelliti sotto le macerie del senso di colpa riesce solo a mitizzare colpevolezze e complicità senza più chiamare per nome il fascismo, il nazismo, i popoli italiano e tedesco: la shoah ridotta alla responsabilità di un manipolo di pazzi scatenati senza alcuna relazione con chi li ha preceduti e soprattutto con chi li ha seguiti. E per questo la “Giornata del ricordo”, istituita a prescindere da una lettura complessiva degli eventi che hanno preceduto e seguito la seconda guerra mondiale, si è configurata da subito come una specie di “par condicio degli orrori”: da una parte l’annientamento degli ebrei dall’altra quello degli italiani nelle foibe. Si tratta di un’equiparazione assurda dal momento che la volontà sistematica di distruzione di un intero popolo, come pure dei rom, delle persone più deboli, dei testimoni di Geova non può storicamente essere collocata in parallelo con le conseguenze tragiche di una guerra provocata proprio dagli stessi Mussolini e Hitler sostenuti entusiasticamente dalle rispettive folle acclamanti. Non si può parlare di “genocidio”, nelle foibe non sono finiti solo gli italiani, ma anche sloveni e croati oppositori del nuovo regime titino: tragico e ingiustificabile regolamento di conti pagato anche da tanti innocenti. Da condannare senza se e senza ma, come ogni atto di violenza provocato dalla guerra, questa orrenda “non-soluzione” dei problemi dei popoli che ancora non è stata relegata fuori dalla storia dell’homo sapiens.
Ma chi può aiutare a “leggere” le vicende del tempo, in modo che i fatti possano essere collocati in ampi orizzonti e che la storia sia davvero “magistra”? Evidentemente gli storici e gli storiografi che hanno una speciale responsabilità di ordine scientifico: sono loro che offrono a tutti la documentazione necessaria per farsi un’idea adeguata e più possibile completa degli eventi, base imprescindibile per costruire i nuovi sentieri verso il futuro. Il tentativo di censurare chi dedica la propria vita allo studio e alla ricerca al fine di suggerire strade di pace alle nuove generazioni si commenta da solo ed esprime lo stato di una preoccupante deriva culturale della nostra Regione.
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