Il 15 febbraio 2003 in tutto il mondo occidentale si manifestava perché Bush non scatenasse la guerra contro l’Iraq. Anche a Baghdad doveva esserci un immenso corteo e le televisioni dalle 9 di mattina fino alle 16 riprendevano una folla immensa che occupava tutti gli spazi possibili della città. Acclamava Saddam Hussein e le panoramiche dall’alto erano impressionanti; i giornalisti che conoscevano l’arabo traducevano gli innumerevoli striscioni, c’era scritto più o meno che “l’amore vince sempre sull’odio”, “il diavolo (in quel caso americano) sarà miseramente sconfitto”, “non cancelleranno la nostra religione (naturalmente in quel caso musulmana)e la nostra libertà”, ecc. Un fiume immane di persone che continuava a scorrere anche se l’impressione a lungo andare era che pur cambiando le inquadrature ci si trovasse sempre nello stesso luogo. Curiosità spinse qualcuno ad andare dove erano annunciati i massimi assembramenti: non c’era anima viva! Come dire che per tutto il giorno erano state ripresentate immagini di repertorio tratte da chissà quale festa religiosa e che esse servivano soltanto per “convincere” Bush dell’unanimità di giudizio del popolo iracheno. Si era alla vigilia della tragedia senza fine iniziata con l’occupazione dell’Iraq, non certamente conclusa con la fine del dittatore, proseguita fino ad oggi con una quotidiana semina di terrore e distruzione; bisognava far credere che tutto era sotto controllo e che tutto andava bene, pronti a sfidare i “cattivi” del mondo. Tutto questo per dire che le folle – ammesso che siano realmente tali – possono facilmente passare dagli Osanna” ai “Crucifige”!
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