La fiducia del sindaco Romoli nel libero mercato deve essere senz’altro a prova della più cocente delusione, come deve essere stata quella derivante dalla lettura delle offerte avanzate dai pretendenti ad Iris-ramo energia, se perentorio afferma, dopo le dichiarazioni di Gildo Salton (Ascopiave) che: “Il prezzo non lo fa Salton, così come non lo può fare alcuno degli interlocutori direttamente interessati a rilevare Iris. Il prezzo lo farà il mercato”. Ecco, forse il sindaco, nella sua sconfinata fiducia nel mercato, dimentica che “il mercato” a cui Iris si rivolge è, qui e oggi, rappresentato dalle società interessate all’acquisto di Iris e alle loro offerte, e all’orizzone non si vede nessun “cavaliere bianco” pronto a correre in soccorso della multiutility isontina. Insomma, il mercato oggi è questo, e non un ipotetico mercato astratto. Circa, poi, l’eventuale scelta di non vendere, bisognerebbe ricordare a sindaco e amministratori che due anni fa, o giù di lì, si era motivata la necessità a vendere proprio in virtù delle modificazioni legislative che liberalizzavano il mercato del gas a far tempo dall’oramai vicinissimo 2011 (per l’elettricità il mercato è già oggi liberalizzato) e dai margini di redditività già allora via via decrescenti. E allora, qualora si scelga la strada del mantenimento nel perimetro aziendale del ramo energia, sarebbe necessario essere fin d’ora attrezzati a mettere in campo risorse finanziarie e alleanze d’impresa che consentano a Iris di affrontare le sfide del tanto conclamato mercato. In ogni caso, come ha osservato Salton si sono persi quasi due anni, con buona pace di Romoli e degli altri sindaci isontini.
Infine, il sindaco Romoli rammenta che le offerte a suo tempo avanzate da Amga (Ud) e AcegasAps (Ts) “avevano semplicemnte un valore nominale”. Questo vale senz’altro per AcegasAps che, volendo contrastare l’offerta di Amga, aveva rilanciato fino alla cifra dei fatidici 100 milioni senza peraltro specificare le modalità concrete della transazione, che in ogni caso sarebbe avvenuta con un minimo esborso di contante, privilegiando – la società triestina – la strada delle compensazioni industriali e finanziarie. Di contro, occorre ricordare ancora, che l’offerta di Amga non aveva assolutamente valore nominale – anzi si trattava di una “offerta vincolante” da accogliersi entro la metà di ottobre 2008 – che prevedeva su 90 milioni dell’offerta complessiva – la corresponsione di una consistente quota “cash” superiore ai 40 milioni, e il restante in partecipazioni azionarie che si sarebbero potute “liberare” nell’arco di un triennio! Altro che “offerta nominale”, e – nell’occasione – nessuna perplessità venne sollevata sull’ammontare della quota liquida nè si levarono voci sulla pochezza dell’offerta!
Per una ricostruzione della vicenda Iris, resta solo da dire che a fronte di questa concreta “offerta vincolante”, illustrata anche pubblicamente dal presidente di Amga, Nonino in un’affollata assemblea pubblica, e mai smentita o ritrattata, si assistette – in quel frangente – alla proposta, avanzata dal Sindaco Romoli di una multiutility regionale che aggregasse le tre realtà operanti in Regione, ben sapendo che al di là del “peso” di AcegasAps rispetto ad Amga e Iris, sostanzialmente diverse erano e restavano le strategie aziendali e di business. Il risultato è sotto gli occhi di tutti: della multiutility, dopo il fragore inziale, non parlò più nessuno, l’offerta di Amga fu lasciata decadere, per arrivare al bando di gara si è impegato ben più di un anno, le società interessate sono risultate nove in tutto, di cui solo tre hanno avanzato una proposta per cifre che si aggirano a circa la metà di quelle proposte nell’estate 2008.
Nella buona sostanza si è ritornati alla casella di partenza. Ai sindaci (ma non a tutti)e al presidente Querin si può ben dire: “E’ tutto da rifare, pover’uomo”.
Dario Ledri
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